di Michele Pizzillo
Ci sono tre aspetti che per essere raccontati meritano un libro grande sia di contenuti, sia d’impostazione editoriale, sia di storia aziendale.
Questo è “Le stagioni del tartufo” (200 pagine, 39 €) che Slow Food Editore ha dedicato ad Urbani Tartufi per il suo 170mo anniversario. Il filo conduttore del libro è un viaggio unico nel mondo del prezioso tubero, guidato dalla voce di Olga Urbani di Urbani Tartufi, azienda leader mondiale nel commercio del preziosissimo gioiello gastronomico. “Sei generazioni di una famiglia che dalle campagne umbre è riuscita nel costruire una cultura del tartufo in tutto il mondo, fino a contare una sede a New York, l’acquisizione del rivale storico Tartufi Morra di Alba e numerosi progetti di sostenibilità e coltivazione del tartufo – si legge nella presentazione di Slow Food – Dai primi avventurosi viaggi in Francia, nel Perigord, dove si portavano i tartufi umbri e si apprendeva come portarli sulle tavole più prestigiose dei grandi ristoranti e dei nobili, fino alla nascita di Truffleland, un progetto volto alla tartuficoltura che sa preservare l’ambiente”.
A corredo della storia aziendale, “Le stagioni del tartufo”, il grande volume raccoglie informazioni dettagliate sul tartufo e le sue varietà, come sceglierlo, quando e dove cresce, come riconoscere e acquistare gli esemplari migliori nonché una ricca serie di ricette firmate da alcuni dei cuochi più importanti tra Europa e Stati Uniti. Un libro prezioso quanto il suo protagonista, arricchito da fotografie eccezionali e dai materiali d’archivio del museo Urbani che è stato presentato a Milano, presso Eataly Smeraldo, offrendo, così, un’ulteriore occasione per diffondere la conoscenza di questo prodotto che è sinonimo di made in Italy nel mondo. E’ stata anche l’occasione per ripercorrere i 170 anni di storia dell’azienda leader nella produzione e trasformazione del tartufo, con Olga Urbani (appena nominata Cavaliere del Lavoro) e il figlio Francesco Loreti Urbani, Oscar Farinetti e Carlo Petrini. E, quindi, 4 modi diversi di presentare il tartufo. Con Olga Urbani che ha evidenziato come “il tartufo è un bene di lusso che sta cominciando ad essere apprezzato da tutti, anche se è necessaria ancora molta educazione. La nostra famiglia lavora con il tartufo da sei generazioni e quando qualcuno si immedesima così tanto e con così tanta passione in un lavoro è normale provare a trasmettere questi valori anche ai consumatori, che iniziano ad apprezzare e comprendere sempre di più questo prezioso regalo della terra”. Parole che sono state una sorta di richiamo al fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, che ha subito evidenziato: “Non si tratta in modo semplicistico di essere sostenibili, ma di avere cura di un dono incredibile che abbiamo ricevuto. Se vogliamo che i tartufi continuino ad esistere e se vogliamo anche mantenere l’eccellenza di questo prodotto, dobbiamo agire per preservare i territori e la loro biodiversità”. Scelta quanto mai necessaria anche alla luce delle problematiche emerse nel 2022: un anno difficile per i circa 200mila cavatori italiani che, a causa della siccità e delle improvvise inondazioni, vedono il lavoro di ricerca del tartufo diventare sempre più complesso. Questo ha delle conseguenze importanti su un mercato che rappresenta una delle eccellenze nel settore agroalimentare e che vede l’Italia svolgere un ruolo cruciale. Nonostante le difficoltà di questa stagione, la domanda di prodotti al tartufo non è diminuita – è emerso nel corso dell’incontro milanese – Al contrario gli operatori del settore registrano un interesse sempre più importante dei consumatori, non solo verso il prodotto fresco, ma anche verso i prodotti pronti al tartufo, lo dimostra anche il +4,4% registrato dal mercato delle salse gastronomiche. E, poi, “la crisi climatica, l’utilizzo di prodotti chimici per l’agricoltura intensiva e il fenomeno della cementificazione del territorio stanno mettendo a dura prova gli operatori del settore, che devono provare a preservare e rafforzare la produzione di una delle massime eccellenze italiane”, ha aggiunto Petrini.
Su questo argomento è quanto mai importante il progetto Truffleland, ideato da Francesco Loreti Urbani, che oltre a incrementare la produzione del tartufo e a rispettarne l’ambiente circostante, andrà a realizzare quella che potrebbe essere definita la prima filiera di rintracciabilità del tartufo. E’ un progetto ambizioso che mira a produrre nuovi tartufi, ma anche a compensare Co2 e riqualificare il territorio, portando nuova biodiversità, perché Truffleland riesce a riprodurre il processo naturale di somministrazione di acqua, calore e umidità necessarie per la produzione di tartufi, grazie alla micorrizazione di piantine tartufigene che messe a dimora in serra per diversi mesi possono poi essere piantate in altri terreni, per raggiungere questo triplice obiettivo in un solo gesto.“Truffleland è un’idea nata 12 anni fa e che oggi è diventata un’azienda – spiega il suo fondatore – è sicuramente un sogno impegnativo quello della tartuficultura; da quando ho 13 anni ho piantato oltre 250 mila alberi in tutta l’Italia, di cui 100 mila nella nostra regione, l’Umbria. Stiamo, realizzando un’opera di rimboschimento che ci consentirà oltre che di ridare vita al mondo del tartufo anche di creare finalmente una filiera di tracciabilità”. Un progetto ambizioso su cui Urbani Tartufi ha scelto di investire e che lo rende, senza dubbio, leader assoluto del settore non solo a livello qualitativo ma anche di innovazione. Tant’è che Oscar Farinetti ha sottolineato che “la linea suggerita da Francesco è geniale: l’agricoltura non è altro che un’invenzione per replicare quello che la natura ci regala. Se riusciamo a replicare il tartufo vuol dire che stiamo facendo dei passi da gigante ed è giusto che a muovere il primo sia proprio la più grande azienda di tartufi al mondo”. Aggiungendo “Urbani è il principale fornitore di Eataly in Italia e nel mondo. Lo stile, i valori e i principi di questa famiglia mi hanno colpito sin dal primo momento in cui ho avuto modo di conoscerne i membri e la nostra collaborazione è arrivata in modo naturale”.
Urbani Tartufi, fondata nel 1852 a Scheggino, da Costantino Urbani, è presente in 70 Paesi. Con l’attuale generazione Urbani, composta da Olga, Carlo e Giammarco, il focus si sposta sullo sviluppo di filiali estere come la sede della Urbani Truffle USA e sulla nascita di iniziative come il Museo del Tartufo, l’Accademia del Tartufo, la Urbani Travel&Tours e l’Urbani Funghi. Il futuro è rappresentato dalla sesta generazione, di cui fanno parte i figli di Olga: Luca e Francesco. Chiude il cerchio l’ultima nata, Ginevra, figlia di Giammarco. La sede che ospita l’headquarter dell’azienda è a Sant’Anatolia di Narco, in provincia di Perugia ma è anche presente nel cuore di Milano, in Via Anfossi 13, con uno store monomarca all’interno del quale è possibile trovare sia i tartufi freschi che tutti i prodotti realizzati con il tartufo e presenti nel catalogo di Urbani Tartufi nonché ad Alba con Tartufalba Morra, la prima azienda di commercializzazione e trasformazione del tartufo bianco d’Alba “Tuber Magnatum Pico”. Giacomo Morra, fondatore dell’azienda Tartufi Morra e ideatore della Fiera del Tartufo Bianco d’Alba, ebbe l’idea di regalare ogni anno in occasione di tale evento il tartufo più grande ai personaggi famosi del tempo come Marilyn Monroe, Winston Churchill, Alfred Hitchcock.