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Il personaggio

Stefano Gegnacorsi, da manager a proprietario di un hotel di lusso a Taormina: “Per i turisti esperienze semplici, ma esclusive”

02 Luglio 2024
Stefano Gegnacorsi Stefano Gegnacorsi

Il suo amore per Taormina è uno di quei sentimenti che, una volta nato, non va più via. Parliamo di Stefano Gegnacorsi (general manager di lunga esperienza nell’alta hôtellerie italiana e siciliana). Lo ritroviamo oggi nei panni di proprietario di Palazzo Vecchio Taormina, tra i più raffinati boutique hotel dell’isola. L’idea di qualcosa di proprio, da plasmare secondo la propria concezione del lusso, gli ha donato un prezioso senso di libertà che, per un manager come lui, è il massimo dell’ispirazione. L’acquisto del bene, con un investimento da 7 milioni di euro, avviene nel 2022, ma la struttura apre le sue porte, dopo un restyling, nell’aprile del 2023. A Palazzo Vecchio Taormina si accede da salita Ciampoli, accessibile da corso Umberto, da cui si scorge imponente la “dimora” risalente agli inizi del ‘900, a pochi metri dal Duomo. Al suo interno, un intreccio di stili ne raccontano la storia e si distinguono, con eleganza e raffinatezza, piano per piano. Le suite, tutte diverse tra loro, sono solamente 12, in stile neoclassico-contemporaneo al secondo piano, barocco al terzo e marocchino al quarto. “Il restyling, affidato all’architetto Andrea Perra, è stato in gran parte conservativo – spiega Gegnacorsi – Abbiamo cambiato gli arredi, ma la differenza degli stili per piano rimane, a testimonianza della storia di questo edificio”.

Molto raffinata è l’orangerie in stile coloniale, al primo piano, dove si trovano carte da parati che fanno da sfondo al bar, con sedute in velluto, mobili d’epoca e complementi d’arredo vintage. Il ristorante interno, Monsù, è guidato dallo chef Giuseppe Privitera, una delle tante risorse umane che hanno scelto di seguire Gegnacorsi, dopo lunghe esperienze professionali in comune. Un dato non scontato quest’ultimo, se si pensa al fatto che più della metà delle risorse di Palazzo Vecchio ha fatto la scelta di seguire l’ex manager. “Non è facile trovare professionisti veri, ma ho avuto la fortuna di essere seguito da persone che lavoravano con me prima”. Lo stesso chef ha una storia singolare. In seguito a molti anni trascorsi come restaurant manager, è stato incoraggiato da Gegnacorsi a mettersi ai fornelli per via di quel talento in cucina molto simile all’idea di ristorazione desiderata per il ristorante Monsù. Niente gourmet, ma piatti veri, autentici, di tradizione siciliana, riproposti con più leggerezza e capaci di ricordare i sapori veri della cucina siciliana, con fedeltà e con il massimo rispetto della materia prima. Privitera, che ha alle spalle tanti anni passati all’interno di ristoranti stellati, è riuscito a regalare un equilibrio tra gusto e leggerezza, concretezza ed estetica. “Pochi azzardi e tanti ricordi frutto di esperienze professionali e familiari – dice lo chef – Mi piace pensare al fatto che nei miei piatti ci sia una perfetta imperfezione, che lasci un’emozione da ricordare”. Sublime la sua salsa al pomodoro. I piatti hanno gusto e “pulizia”, con ingredienti di primissima qualità che mantengono netti i sapori. Niente sofismi. Nessuna esasperazione. “Finalmente ho la cucina che volevo – dice Gegnacorsi – quella che ti fa sentire a casa”.

E l’esperimento è riuscito perché il ristorante, con Privitera in cucina, dalla colazione alla cena, convince. Anche la proposta vinicola è curata e attenta, con una carta di circa cento etichette, soprattutto siciliane ed etnee, curata dal sommelier Francesco Tizzone, anche lui una precedente conoscenza professionale di Gnegnacorsi, insieme al responsabile di sala Armando Bucceri. Il clima tra loro e il proprietario sembra quello che c’è tra amici di lunga data, nutrito da profonda stima. E questo è quanto basta per trasmettere un ottimo senso di positività all’ospite che a Palazzo Vecchio può godere di altri lussi. Tra questi, le piacevoli ore all’aperto sulla terrazza con una vista mozzafiato di fronte al Duomo, alla baia di Taormina e all’Etna, durante la nightlife, dal Blue Sky Bar, che anima le serate tra cocktail buonissimi, tapas e musica con Dj set. Non manca una piccola Spa con bagno turco, docce emozionali e sala trattamenti viso e corpo; in più c’è un servizio navetta per raggiungere un lido convenzionato con l’hotel.

“Il vero lusso oggi – spiega Gegnacorsi – è il tempo. L’ospite vuole assaporare ogni momento della sua vacanza in pieno relax, senza fretta; cerca esperienze autentiche, talvolta semplici ma esclusive, con servizi al massimo degli standard”. Il target dell’hotel è in prevalenza internazionale, per il 50 per cento, e arriva dall’America, poi Inghilterra, Francia, Italia. L’occupazione supera l’80 per cento ma c’è margine per crescere, spiega il proprietario. Il 2024 è iniziato nel migliore dei modi e le aspettative sono alte. Taormina è in formissima e gode di un rinnovato turismo di lusso. “In questi anni ho visto una grande crescita e il ritorno di un bel turista. Lo dimostrano i recenti investimenti fatti da grandi brand della moda. I negozi di souvenir hanno lasciato spazio alle grandi griffe e si nota passeggiando su corso Umberto. L’effetto della serie televisiva statunitense, White Lotus, è stato importante e anche i big dell’hotellerie cercano strutture a Taormina, come Rocco Forte per esempio. Prossima anche l’apertura del locale di Dolce e Gabbana”. E per il futuro? “Penso a questo posto, a migliorare sempre più. Ma se potessi scegliere di fare nuovi investimenti sceglierei Roma, perché ci sono nato e perché lì il turismo non morirà mai. Poi ancora la Sicilia di cui mi piace la gente, il cibo e la storia”.