di Sophia Mazzeo
In Sicilia, così come in tutta l’Italia, il Covid-19 ha cambiato la gestione di bar e ristoranti, che si sono ritrovati a dover seguire delle regole imposte dai vari Dpcm, “obbligati” quindi all’asporto e alla chiusura anticipata.
Questo, inevitabilmente, ha modificato la vita di chi lavora in queste attività, gente che si è ritrovata a fare i conti con una crisi economica così gravosa, tanto da spingerla a cimentarsi in nuove situazioni ed esperienze. Protagonista di questa vicenda è Rosolino Garofalo, detto Ron, pizzaiolo in uno dei locali storici della borgata marinara di Vergine Maria, il “Mistral”. Ron inizia la sua carriera nel Bar – Pasticceria del padre Michele (locale aperto nel 1966) come pasticciere, e vi resterà fino a quando non avverrà la grande svolta che lo porterà a lavorare nella pizzeria di famiglia. Sarà l’inizio della sua passione per quel prodotto artigianale che è la pizza, che lo porterà ai vertici della sua professione. La pizza di Ron è una delle più apprezzate a Palermo ed anche fra le più premiate. Solo per citare uno dei premi, il suo locale è stato premiato con il nostro “Best in Sicily” nel 2009 come miglior pizzeria.
Il Mistral, che nasce come una vera e propria pizzeria dove poter consumare il piatto nella più totale convivialità, chiusa a causa dei vari Dpcm dovuti al Covid-19, ha dovuto chiaramente adeguarsi ad un servizio d’asporto che non l’ha mai caratterizzata. Per poter quindi far fronte all’emergenza economica che sta investendo questo settore, il pizzaiolo Ron ha fatto “di necessità virtù” proprio come dice lui stesso, trovando la ricetta del cannolo fra le cose del padre. Ha iniziato, insieme a suo fratello, a produrre e vendere i cannoli siciliani, cimentandosi nuovamente nel ruolo del pasticciere. La ricetta da lui utilizzata per la produzione di questi cannoli è una ricetta tradizionale, legata quindi alla sua famiglia ed in particolare al padre, che lavorava come pasticciere nella pasticceria svizzera Sacchero, in via Ruggero Settimo a Palermo. La sua ricetta permette di produrre un cannolo totalmente diverso: oggi, la maggior parte delle cialde dei cannoli vengono prodotte dalle industrie; lui stesso invece, parla di una cialda prodotta direttamente in pasticceria, due volte a settimana, che la mantiene sempre croccante e fresca, considerata la particolarità del suo cannolo. La ricotta invece, proviene direttamente da Geraci, in provincia di Palermo, sulle Madonie. Non è quindi surgelata e viene addolcita con metà dose di zucchero, per cui risulta essere un po’ più grezza.
Il giorno in cui avviene il lavoro più difficile è la domenica, quando vengono prodotte le bucce, che saranno poi riempite da Ron stesso a vista, per garantire quindi un cannolo fresco. Proprio per questa sua caratteristica, questo risulta essere un prodotto che necessita di essere consumato entro 2/3 ore dall’acquisto, per evitare che la ricotta rilasci del liquido e quindi “ammolli” la cialda del cannolo. Per questo motivo, i cannoli che vengono consegnati a casa, non sono già pronti. Chi li ordina riceve le cialde e la ricotta separate, in modo da non far perdere la croccantezza alle cialde stesse e poter quindi farcire i cannoli immediatamente prima di essere consumati. La confezione contiene tutto il necessario per farcire il cannolo a casa: 10 cialde, 1 chilo di ricotta fresca, le bucce d’arancia, zucchero a velo e cioccolato. La vendita del cannolo prodotto da Ron e da suo fratello, sta riscontrando un notevole successo, poiché promuove la qualità del prodotto e cerca di far riscoprire a chi mangia, quello che è davvero il gusto del cannolo. “Oggi cannoleggio” o “oggi vado a cannoleggiare” sono due delle affermazioni che Ron usa la domenica mattina su Facebook, un po’ per sdrammatizzare la situazione, un po’ per comunicare a chi legge che anche quella domenica i cannoli saranno disponibili. Ron quindi, ha trovato un modo per farsi forza e una soluzione a cui aggrapparsi, sia per provare ad uscire da questa crisi, sia per provare a sbancare anche attraverso la produzione di qualcosa che non sia la pizza, soluzione che comunque gli permette non solo di vendere un prodotto, ma anche di promuovere una tradizione che è legata alla sua famiglia e anche alla sua terra.