Marco Baccaglio, analista finanziario con la passione per l’enologia, ha dato vita ad un blog. “L’Italia manca di marchi e di massa critica delle aziende per fronteggiare il mercato estero”
La tradizione ed i prodotti diversificati. Questi sono i punti di forza del mondo enologico italiano a detta di Marco Baccaglio (nella foto), analista finanziario con la passione per il vino tanto da dar vita ad un blog, ‘I numeri del vino’ (www.inumeridelvino.it).
I punti deboli? La promozione sui nuovi mercati: “L’Italia del vino manca di marchi e di massa critica delle aziende per fronteggiare il mercato estero”, afferma.
Da cinque anni a questa parte Baccaglio fornisce numeri e statistiche del vino commentandoli ed esaminandoli. Aggiornamenti ogni due giorni per un lavoro settimanale di circa cinque ore. L’idea è quella di dare un quadro del mondo enologico attingendo da dati pubblici, “non così facilmente accessibili o reperibili – commenta –. Alle volte occorre un po’ di negoziazione”. Nelle ultime statistiche pubblicate sul suo blog, i cui incassi “sono devoluti – tiene a sottolineare Baccaglio – integralmente in beneficenza e che ad oggi sono stati inviati a Divina Provvidenza Onlus in Peru oltre novemila euro”, emerge una crescita del trentuno per cento nell’export da parte dell’Italia.
“Una crescita avvenuta in cinque anni – specifica Baccaglio –. Un dato significativo soprattutto in relazione al fatto che coincide con il periodo in cui si è innescata la crisi”. Come se lo spiega? “Col fatto che i prodotti italiani hanno prezzi più bassi”. Nei cinque anni che sono passati, i vini imbottigliati sono cresciuti del 25 per cento, i vini sfusi del 55 per cento e i vini spumanti del 70 per cento. I vini sfusi erano il 7.5 per cento delle esportazioni e oggi sono il 9 per cento, i vini spumanti sono passati dal 9 per cento all’11.5 per cento attuale. In generale “c’è un recupero – sostiene Baccaglio – ma i margini sono ancora sottopressione. Di certo dal 2009, anno peggiore, si comincia a respirare ma c’è ancora tanto da fare e tanti i punti su cui il mondo del vino italiano deve lavorare”. E da appassionato del vino nonché sommelier, chiediamo a Baccaglio qual’è secondo lui il vino più buono in Italia. Senza pensarci due volte afferma: “Da buon piemontese, di certo i vini delle Langhe mentre per me il vino bianco è francese”.
Sandra Pizzurro