di Clara Minissale
La passione per il vino italiano è sbocciata sin da quando ha iniziato ad avvicinarsi al mondo di bianchi e rossi, più di vent’anni fa.
Quella per il vino siciliano è una scoperta un po’ più recente, una folgorazione nata da un calice di Rosso del Conte, vino iconico di Tasca d’Almerita. Da allora è stato tutto un leggere, studiare, scoprire, culminato, nei giorni scorsi, con la conquista del titolo di “Sicilian Wine Maestro”, primo nella sommelier competition organizzata a Taormina Gourmet da Cronache di Gusto e dal Consorzio Doc Sicilia. Era in gara con altri due sommelier (leggi qui> l’articolo sulla gara). Michel Klinger, 43 anni, americano della Carolina del nord, è il più bravo sommelier statunitense, esperto nella conoscenza e nella descrizione dei vini siciliani. Appassionato di letteratura e storia, materie dei suoi studi, Klinger ha scoperto presto anche l’amore per il vino, sublimato da certi scritti di Hemingway o Fitzgerald, che raccontavano di grandi bevute fatte a Parigi, in Spagna, in Italia.
“Non conosco nessun sommelier negli Stati Uniti che ha fatto una scuola per diventarlo – racconta – La maggior parte ha iniziato studiando arte o teatro o scienza e poi si è innamorata del vino lavorando nei ristoranti da qualche parte nel mondo. Quando sei giovane, lavorare in un ristorante può essere divertente e quando scopri il mondo del vino, questo diventa una passione ardente”. Ed è esattamente così che è andata anche per lui: prima un lavoro come cameriere in un ristorante e poi l’amore per il vino. “La passione per i vini italiani è arrivata abbastanza presto – continua – La famiglia di mia mamma è italiana, lei cucinava per noi cibo italiano, il mio piatto preferito erano le lasagne. Ho deciso di studiare un anno a Firenze e quando avevo 20 anni ho trascorso un semestre lì, approfittando per visitare diverse città perché l’Italia mi ha sempre affascinato. Un po’ lo devo a mia mamma, un po’ ai libri, tutto mi ha sempre ricondotto all’Italia e il mio lavoro in una enoteca per sette anni, ha avuto una parte importante. Il mio capo non conosceva l’Italia dal punto di vista enologico ma solo California, Francia, Spagna e così mi ha chiesto di specializzarmi in vini italiani. Dunque, col mio primo vero lavoro nel mondo del vino, sono stato catapultato tra i vini italiani e da allora, il mio soprannome è mr Italy”.
Oggi Klinger vive a Charlotte, la città più grande della Carolina, ed è responsabile dei vini di un gruppo che ha cinque ristoranti: “Scelgo la lista dei vini per tutti i ristoranti, faccio gli abbinamenti con i piatti e lavoro come sommelier nel ristorante più importante del gruppo, Supperland”. I vini siciliani sono entrati nella sua vita circa quindici anni fa. “Era il 2007 – racconta – ed ero a New York per incontrare un importatore. In quel periodo leggevo del vino in Italia e la Sicilia sembrava essere una delle regioni più interessanti, cosa della quale mi sono convito subito dopo avere assaggiato un vino di Tasca d’Almerita. Attraverso un calice di Rosso del Conte, ho capito che la Sicilia poteva fare grandi vini, tra i migliori nel mondo. Così ho cercato di portare i vini dell’Isola in North Carolina. Ciò che mi appassiona sono le varietà indigene e la Sicilia ne ha molte”. Rispetto alla percezione che gli americani hanno oggi del vino italiano e siciliano in particolare, Klinger fa una distinzione: “A New York certamente ne sanno di più, ma io credo che la maggior parte degli americani ancora pensi ai vini siciliani come rustici. Solo recentemente si stanno avvicinando al Nero d’Avola o al Grillo. Sicuramente internet e il mondo dei social ha reso le persone più consapevoli di ciò che la Sicilia può produrre, anche in termini di bei posti da visitare e questo porta anche più interesse per i vini. Ma questo è un fatto recente. Ecco perché penso che manifestazioni come “Taormina Gourmet” siano importanti, perché c’è bisogno di formazione e il livello conoscenza che c’è dei vini Siciliani non è ancora all’altezza di quello dei vini di Toscana, Veneto, Alto Adige”.
“A Taormina Gourmet abbiamo fatto tre masterclass degustando Nero d’Avola, Grillo e Lucido. In America non riesci mai a degustare sei Nero d’Avola tutti insieme. Al massimo è una cosa che succede per Barolo o Brunello. Assaggiare questi vini in Sicilia, con il produttore che raccontava il contesto e spiegava perché il Nero d’Avola di Noto è diverso da quello di Caltanissetta, è stata un’esperienza unica. La cosa che più mi ha aperto gli occhi – conclude Klinger – è stata quante interpretazioni o stili differenti ci sono del vino. Ho imparato che Nero d’Avola, Grillo e Lucido possono essere molte cose. Sono davvero onorato del titolo che mi è stato conferito, ho molto rispetto per la formazione, per l’opportunità che questo riconoscimento mi dà. Certamente ho la passione dalla mia, ma sento la responsabilità di prendere ciò che ho imparato qui in Sicilia e condividerlo al più presto con gli americani. Sarà un bel viaggio”.