di Alessia Zuppelli
Il Fiano di Avellino DocgG 2019 Guido Marsella ha conquistato il primo posto del podio dedicato a uno dei vini bianchi più emblematici della Penisola in occasione del Sud Top Wine, concorso enologico ideato e promosso da Cronache di Gusto che premia, appunto, le migliori etichette del Sud Italia.
Il produttore, dal quale prende il nome l’etichetta premiata, ci racconta la sua storia. Da quando, consapevole della longevità del Fiano, azzardò a proporlo in commercio un anno dopo la vendemmia, sino al rischio chiusura attività, per arrivare infine alla soddisfazione di avere avuto la pazienza di aspettare. Della “Vitis Apicia” importata dai greci in Campania Luigi Veronelli scrisse: “Superbo fra tutti il Fiano, un vino bianco – se avrà leggi severe e vignaiuoli coscienti – di eccezionale avvenire”. Della sua profonda longevità e del suo eccezionale avvenire Guido Marsella, vignaiolo cosciente – per usare ancora le parole di Veronelli – ne è stato il fautore, svelandone, non senza difficoltà, la complessa quanto elegante personalità, sfidando nell’indifferenza e fra la diffidenza, sin dai suoi esordi le logiche del mercato e un certo modus bibendi.
Negli anni Novanta, e a dire il vero ancora oggi, tanti – forse troppi – i vini che vengono consegnati ai consumatori senza avere la pazienza di assecondare i tempi necessari. Marsella si definisce un “corretto” e rivendica con orgoglio e soddisfazione di essere stato il primo produttore a rilasciare il suo Fiano un anno dopo la vendemmia, e dal 2014 almeno diciotto mesi prima della commercializzazione. Una vera e propria rivoluzione se si pensa che spesso, non senza qualche forzatura, si imbottiglia dopo appena tre mesi, come racconta, non lasciando che il mosto si prenda il suo tempo. Una personale versione di Fiano “Riserva”, potremmo dire oggi, quasi ante litteram: “Quando io presentavo la ‘97 alcuni presentavano già la ‘99. C’è tanta onestà nel mio lavoro. Il mio Fiano è prodotto dal mio vigneto di circa dieci ettari a Summonte. Oggi mi definisco un piccolo, non faccio milioni di bottiglie, sono intorno le trentacinquemila. A distanza di anni, noto in giro la voglia di far capire come è stato realizzato questo prodotto e le potenzialità del Fiano. Ma di questo ne sono stato sempre convinto, del resto lo dicevano anche gli antichi che con il tempo il Fiano migliora, sprigionando quei sentori di nocciola, tostatura, ed elegante nota affumicata. Anche se non tutti la pensavano così come me. A nessuno, tanti anni fa, conveniva sfidare il tempo per motivi commerciali ed economici. I big spingevano nel dire che il Fiano precipitava dopo un anno, che si doveva consumare subito in quanto vino bianco. Ma la verità è che il Fiano, così come il Greco, ha una longevità impressionante. È proprio l’uva che lo consente. Dopo quattro anni dall’inizio della mia attività stavo per chiudere, avevo tantissimo invenduto. Poi è accaduto qualcosa di straordinario. Si è iniziato a capire che dopo due anni il Fiano era ancora buono, anzi stava solo iniziando a rivelarsi. Mi ha aiutato tantissimo Don Alfonso a Sant’Agata sui due Golfi in provincia di Napoli, devo a lui tantissimo. Anche Heinz Beck a Roma. Quando stavo perdendo forza, loro sì, ci hanno creduto”.
A Summonte, in provincia di Avellino, a circa seicento metri di altitudine, dove affiora roccia e argilla, fra alberi di castagne e noccioline, Guido Marsella più di vent’anni fa inizia a coltivare ciò che nessuno aveva fatto mai in questo piccolo comune irpino: la vite. Non un’uva qualsiasi, ma quel nobile Fiano di Avellino preferito e conosciuto già dai commensali delle mense sveve e angioine: “Ho avuto da sempre la passione per la terra, la campagna è stata da sempre la mia vita. Parte del terreno l’ho ereditato da mio padre. Successivamente ho capito che qui poteva nascere qualcosa di straordinario. Summonte non aveva una piantina di uva, a parte qualche privato che ne possedeva qualcuna come se fosse quasi una pianta quasi ornamentale. Nessuno aveva mai osato di fare un vigneto qui. Il mio è tutto in salita, i terreni sono difficili da lavorare, sono composti da roccia argilla. Ho fatto delle operazioni con la scavatrice per preparare il terreno. Tutto nasce dall’uva. Da un’uva sana che non ha subito nessun tipo di forzatura. La mia potatura è drastica proprio per fare qualità. Dal vigneto si cerca di capire cosa fare in cantina. Ora Summonte è la fra zone idonee atte alla produzione di Fiano di Avellino Docg, sono stato fortunato. Non ho mai avuto problemi climatici qui, ma visti i cambiamenti in atto se dovesse succedere qualcosa si dovrà avere il coraggio di dire no ed eventualmente saltare una vendemmia”.
Oggi Guido Marsella non ha più problemi a vendere il suo vino, né in Italia né all’estero e le sue prime vendemmie, garantisce, sono eccellenti ancora oggi: “Portare la mia correttezza negli Stati Uniti e in Giappone e non avere più problemi è stata la mia più grande soddisfazione. Certo è stato difficilissimo, ma a determinati risultati si arriva solo con il tempo. Solo il tempo da onestà e purezza del prodotto. Dono un vino longevo e porto un messaggio vero. Il mio Fiano è prodotto solo in acciaio, lo teniamo sulle fecce fini per un anno. Quando poi tutti i valori sono a norma questo mosto inizia a essere preparato, ma supera abbondantemente l’anno dalla vendemmia. Sono uscito da poco a 2021 inoltrato con la 2019”. Solo al Fiano di Avellino il produttore offre il suo nome: “È tutto mio, e c’è tanto del mio lavoro raccontato nel bicchiere. A volte lo degusto in silenzio perché proprio il silenzio mi riporta a quello che ho fatto, a ciò che è successo in quell’annata. È come mio figlio, un’emozione”.
Greco e Falanghina, le altre due etichette, sono uve acquistate che Marsella trasforma in purezza. Come in purezza vive la sua attività. È un viticoltore al quale piace raccontarsi e vivere quei momenti in cui proprio il racconto diventa protagonista: “Il Fiano viene apprezzato in ristoranti rinomati, in quei luoghi dove magari non c’è fretta, dove si ha voglia di capire cosa si beve e si mangia. I locali sono giusti dove c’è voglia di raccontare. Raccontare tutto quello che si presenta sul tavolo. Il mio Fiano si deve trattare come un rosso, va gestito con calma. Se si va di fretta, insomma, non lo consiglierei, anche perché nel calice dopo dieci minuti sembra di avere di fronte un altro vino. Cambia, si evolve, si esprime proprio per come è stato lavorato”. In merito a temperature ottimali di servizio e abbinamenti il produttore suggerisce: “Bisogna fare attenzione, i sentori non si esprimono subito. La temperatura consigliata oscilla fra i 12° e i 14 °. Lo si può abbinare a formaggi e frutta secca. Su una vera mozzarella di Bufala va benissimo. Alcuni consumatori mi dicono addirittura come aperitivo. È versatile”.
Semplicità e correttezza hanno gettato le basi della rivoluzione enologica del Fiano di Avellino da parte di questo vignaiolo cosciente e dalla forza tranquilla che è Guido Marsella. Due elementi che continuano a essere basi solide per le scelte future, e per le sfide in atto: “Fra le novità future sto preparando un vigneto biologico. Continuerò a rilasciare i vini sempre in “ritardo” evitando di lasciarmi andare dalla concorrenza agguerrita e a certe logiche di business. Vorrei che la passione resti quella di sempre come la mia correttezza nel fare il vino, e ora che ho una figlia il mio desiderio è trasmettere questo messaggio: farlo con semplicità e nel miglior modo possibile. Fare sempre di meglio, capendo quest’uva bellissima e come sta cambiando il mondo intorno. Bisogna capire sempre di più il tuo vitigno anche in funziona del clima, e quindi il lavoro che ci sarà da fare. Senza scoraggiarsi. Dobbiamo fare quadrare i conti è vero ma continuando a lavorare bene e seguendo i giusti principi”.
Guido Marsella
Via Marroni, 1 – Summonte AV
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