(Il ministro Gian Luca Galletti ed Enrico Zoppas)
Non c’è ne sono molto di imprenditori capaci di raccontare i successi di un’azienda in poco più di mezz’ora di conversazione pacata, evitando di enfatizzare il proprio ruolo, anche se determinante per un’impresa che compie 60 anni di attività.
E’ il caso di Enrico Zoppas, presidente e amministratore delegato di San Benedetto, azienda di acque minerali che ha sede a Scorzè, in provincia di Venezia, che ha voluto festeggiare il compleanno a Milano, in una fra le istituzioni più importanti della città, il Museo della scienza e della tecnica “Leonardo da Vinci”, con l’allestimento di una mostra che resterà aperta al pubblico sino al 19 giugno. E la presentazione di un libro sulla storia della sua azienda scritto da Luca Masia, con la prefazione di Ferruccio De Bortoli, edito da Mondadori.
Prima dell’inaugurazione della mostra, però, il giornalista Nicola Porro ha fatto parlare Zoppas; anzi, ne ha stuzzicato la voglia di narrare i suoi primi 45 anni in San Benedetto, capace di catturare l’attenzione del pubblico con una serie di aneddoti incredibili su un’azienda che in quanto a ricerca e innovazione è stata rincorsa da colossi planetari come Coca Cola, Pepsi, Danone ed anche da diverse azienda italiane invogliate a rinnovare le proprie produzioni. Tutto grazie ad un brevetto recuperato presso la Continental che a Zoppas e De Bono “costò” un viaggio in Concorde.
In questo mezzo secolo in San Benedetto, Zoppas ha costruito un’azienda fatta di tradizione, innovazione, passione, cultura aziendale, espansione in ottica ecosostenibile e attenzione al consumatore in nome del made in Italy. Le uniche riduzioni, di cui giustamente Zoppas ne è fiero, sono quelle del peso delle bottiglie, da 58 a 18 grammi e della Co2 dispersa in atmosfera. Per il resto è stata una cavalcata di successo, affiancato da un amico conosciuto sui banchi di scuola, Giuliano De Polo, e da leader nel comparto delle acque minerali (con i marchi San Benedetto, Acqua di Nepi, Guizza, Cutolo Rionero Fonte Atella) e di quelle addizionate (Aquavitum e San Benedetto ice formulazione), delle bibite gassate come Schweppes, delle camomille, degli sport drink (Energade), delle acque toniche, delle bibite a base di succo (Oasis e San Benedetto succoso) e gli apertivi. Con un fatturato consolidato di 730 milioni di euro e la presenza in oltre 100 Paesi. Da sottolineare, inoltre, che San Benedetto è un gruppo a capitale interamente italiano.
Insomma, una storia di successo questa di San Benedetto, grazie ad una ricca componente valoriale costruita nel tempo con l’innovazione tecnologica e l’applicazione, che non è sbagliato definire precoce, dei principali strumenti di marketing strategico. Tutto questo è raccontato nel libro “San Benedetto / Un lungo sorso di freschezza” e nel percorso espositivo allestito nel Museo della scienza di Milano, declinato in aree tematiche, sviluppate attraverso documenti, immagini e contributi video, che raccontano le vicende dell’azienda di Scorzè sin dalla sua nascita, il 10 aprile del 1956. Ricordando anche l’impulso all’innovazione che l’azienda veneta ha dato al mondo delle acque minerali e delle bevande in genere, cominciando dal vetro a perdere all’imbottigliamento in pvc alla fine degli anni Settanta per poi passare al pet più facilmente riciclabile.
(Enrico Zoppas)
Il futuro di San Benedetto? Che poi è quello di tutte le acque minerali: “Assecondare i consumatori nei loro orientamenti salutistici”, dice Zoppas. Nonché puntare sull’efficienza che per il presidente di Sam Benedetto non è altro che la razionalizzazione delle risorse umane; e convincersi che la sostenibilità è un fatto di coscienza personale e quindi sollecitare le persone a non farsi male da soli, quando non rispettano l’ambiente in cui vivono. E, in questa ottica va visto l’accordo con il Ministero dell'ambiente per individuare un vero e proprio percorso di innovazione sostenibile, che consenta di far diventare i principi della sostenibilità il motore stesso del fare impresa.
Michele Pizzillo