È una storia che sa di genuinità, quella della Macelleria di Giuseppe Motta (nella foto).
E quando il commercio non lo si fa solo per vendere ma per pura passione, il risultato si vede. Una bottega come quelle di una volta, senza lustri e lustrini, umile come le persone che l’hanno creata. E sembra quasi un miraggio, immerso nella bassa Pianura Padana, in un’epoca fatta di cose esteriori che a essere unico è il sapore delle cose semplici. Il mio viaggio, iniziato per caso alla scoperta di questo posto di cui tanti miei colleghi parlavano, mi ha stupito fin dall’inizio. In un piccolo paese, Inzago, e in una viuzza dove di negozi ce ne sono ben pochi, immaginavo di trovare un locale quasi aristocratico, dove oltre alla carne regnavano vetrine imbellettate e prezzi da urlo. D’altronde stavo andando a scoprire un posto super premiato e ricercato dai migliori ristoranti e chef, recensito dai più grandi quotidiani e riviste, e richiesto persino dall’oramai ex Presidente del Consiglio, che qui è di casa. E nonostante il Cracco o il Gualtiero Marchesi o il Berlusconi della situazione, il mio stupore inizia non appena varco la soglia.
dettaglio interno del negozio – premi e riconoscimenti
Un locale semplice, pieno di foto ingiallite dal tempo, medaglie, articoli e stemmi delle fiere di paese. Ad accogliermi tre persone con il sorriso, stanco ma felice, di chi, nonostante le oltre dodici ore di lavoro, è contento di mostrare la loro carne e quanto cuore c’è dentro. Resto un po’ ad osservare prima Sergio, che ormai ha ereditato in pieno l’attività del padre, e mi affascina con quanto trasporto mostra fiero la sua carne al cliente che ha di fronte, e poi Giuseppe e la moglie Carla. Mi affascina tutta la passione che fanno trasparire. E quando, a poco a poco, il signor Giuseppe comincia a raccontare la sua storia, con la voce flebile e continuando a lavorare, ho quasi la sensazione di essere stata anche io in quell’epoca.
dettaglio carni macellate
È una storia che commuove la sua, è un racconto di altri tempi. È la vita di un semplice garzone di macelleria che dal 1950 ad oggi ha percorso una strada non priva di difficoltà ma piena di soddisfazioni. Aveva solo quattordici anni quando decise di andare a fare apprendistato e scelse Milano come città dove avrebbe potuto imparare, uscendo dalla vita lavorativa paesana. E così trova lavoro per 2700 lire al mese, che arrotondato con le mance arrivava a 3000. Era in una macelleria di via Castaldi, in pieno centro a Milano ed era colui che faceva le consegne. “Erano gli anni in cui, come dice un vecchio detto milanese, si prendono più mance che stipendi”, racconta il signor Giuseppe. “Prendevo il tram tutte le mattine per arrivare in città, mi accontentavo di fare anche gli straordinari pur di portare a casa qualche lira in più. Non avevo nessuno che poteva aiutarmi a realizzare il sogno di aprire poi un giorno una macelleria tutta mia.” E già, Giuseppe partiva svantaggiato rispetto agli altri: non aveva un papà che faceva il lavoro che sognava di fare, e anche per questo è l’ultimo in paese a mettersi in proprio. Siamo nel 1963. Dopo avere sposato Carla Fumagalli, la sua fedele compagna anche sul lavoro, decide di trasferirsi definitivamente ad Inzago e da qui partire con la sua attività.
il banco
Una nuova fase della sua vita: da allora fino ad oggi non ha più fatto un solo giorno di vacanza. Compra questo locale “perché costava poco”, ride il signor Giuseppe. “Io sono nato a Inzago. E quando ho cominciato c’erano tredici macellerie. Il primo anno non mi sono seduto a mangiare né a pranzo né a cena. E la prima televisione l’ho avuta nel 1977 perché avevamo altre priorità: il negozio, la casa, il macello, l’affettatrice”. La città emancipa, si sa. E lui del suo apprendistato ne ha fatto tesoro. Riesce ad ottenere pure l’autorizzazione a macellare in un periodo in cui non era semplice averla. A Inzago infatti c’ era un veterinario condotto che non poteva autorizzare nessuno a macellare, a dispetto del veterinario del macello pubblico di Milano, molto favorevole al fatto che i giovani con esperienza, maturata soprattutto fuori paese, aprissero attività commerciali. Questa fu la sua fortuna, perché avvertito da Motta il martedì pomeriggio, si presenta ad Inzago alle sette del mattino per esaminare il macello e rilasciare la propria autorizzazione.
Sergio Motta taglia la carne
“A Sergio ho trasmesso la passione della mia vita e fin da piccolo mi ha sempre dato un grande aiuto qui, insieme agli altri due miei figli, uno veterinario e l’altra ragioniera. Ma è Sergio che ha la mia stessa grinta: fin da piccolo mi seguiva nei viaggi che facevo per andare in Piemonte a prendere le bestie e per la paura che non lo svegliassi, dormiva in cucina.” E adesso è proprio il figlio che continua egregiamente il lavoro del padre. È lui che la domenica sera parte per andare a prendere gli animali in Piemonte, il lunedì mattina rientra, li macella e fa frollare la carne. “La bestia arriva viva”, dice Sergio, “e viene macellata subito. Abbiamo moderne attrezzature che consentono alla carne di mantenere la sua genuinità”.
si procede al taglio
Intervenendo il signor Giuseppe, ci racconta del suo incontro con l’ex premier. “Un giorno alla fiera di Arcore è arrivato Silvio Berlusconi e avvicinatosi a me gli ho chiesto che avrei voluto un regalo prima di andare in pensione, quello di potere continuare a macellare nel mio negozio. Poco dopo è uscita una legge che permetteva di macellare a chi si adeguava alle normativa Cee. Ho speso tanti soldi, non mi sono potuto comprare una casa al mare. Ma non sono pentito. Rifarei tutto perché, a differenza dei miei colleghi che hanno preferito indebitarsi per costruire case e ville, e ora non hanno più nulla, adesso posso ritenermi contento. Grazie a questi sacrifici, sono rimasto in piedi.
la carne di razza piemontese
La mia attività a conduzione familiare resiste, sta sopravvivendo alla crisi. Oggi sono l’unico a poterlo fare.”. E sulla qualità della sua carne, è sicuro: “Sono più di 40 anni che mi servo dalle stesse persone. Andando la domenica nel ritorno mi fermavo nei vari paesi e portavo le bestie alle fiere locali. Ho sempre vinto. Sono dell’avviso che se si deve arrivare secondi, è meglio non partecipare. Ho 143 medaglie d’oro. Quando arrivavo io alla fiera, tutti si sbalordivano perché avevo le bestie migliori. I contadini e allevatori preferivano dare a me il meglio perché non ho mai fatto discussioni di soldi, consapevole che se spendevo qualche moneta in più, lo trovavo nella resa. Erano loro i primi ad essere contenti: il contadino ci tiene a portare in fiera il capo perché a loro tocca la ricompensa pecuniaria, a me la medaglia. “Guarda che a te la giuria non ti ha regalato mai nulla,” mi dicevano i miei colleghi, ti ha premiato perché hai capi che valgono. Ora è Sergio a essere premiato.”
Giuseppe Motta e il figlio Sergio mostrano la qualità della carne
Proprio le fiere e le vittorie conseguite, il Motta si fa conoscere prestissimo in tutta la zona, e ora in tutta Italia. Il prezzo? Molto competitivo. Grazie al fatto che è a conduzione familiare e che il macello è di loro proprietà riescono a garantire al cliente prezzi più bassi della grande distribuzione. E ciò sembra davvero strano, visto che la carne piemontese si trova solo da loro. E la qualità impareggiabile. D’altronde per stare sulla piazza se non c’è qualità si resta uno fra tanti. E lui fa parte dell’epoca di quelli che hanno conosciuto la fame e lo spreco. Questo forse fa la differenza.
Ristorante Macelleria Motta: aperto da circa un anno per volere di Sergio, è diventato uno dei migliori locali lombardi. Si trova a Bellinzago Lombardo, a pochi km da Inzago, in un locale storico: era un antico albergo con stallazzo dove i viaggiatori si fermavano per il cambio dei cavalli. A parte un bellissimo camino d’epoca adibito a spiedo dallo stesso Sergio, la location è molto moderna: ovviamente non può mancare una grande cella frigorifera con la carne esposta. Qui è tutto molto avvolgente e caldo, tutto molto umile nonostante l’eccellenza. Nessuno si è montato la testa. Sergio per primo. Lui che dopo tante ore di lavoro alla bottega, corre la sera al locale per proseguire il suo instancabile lavoro, con una passione da pochi. Ovviamente menu a base di carne, si gustano piatti gustosissimi serviti con un’attenzione alla massima qualità. Lo chef è lo stellato Vittorio Manzoni e chissà che non sia stato scelto anche per il nome!
piramide di tartare
Si possono assaggiare, oltre alle spettacolari tagliate, le deliziose piramidi di tartare con salse varie e condite con olio buono (tra cui anche quello siciliano), le cervella di vitello, il rognoncino con spugnole e spuma di patate, e, da un’idea di Sergio Motta, il costato di Bue Piemontese. Insomma, questo posto continua appieno con la tradizione: non si può, passando da qui, non fermarsi. Sarebbe davvero un peccato!
Rita Vecchio
Macelleria Motta
20065 Inzago (Mi)
via Giacomo Matteotti, 8
Tel. 029549220
email: mottasergio@email.it
chiuso: lunedì pomeriggio e domenica