Tante le problematiche in Cina che impediscono di fare grandi vini.
Lo ha dichiarato, Li Demei, consulente di vino, voce autorevole in fatto di enologia nel Paese della Grande Muraglia. E' esperto in viticoltura, lettore alla Beijing Agricultural University, scrive anche per la versione cinese de La Revue du Vin, rivista francese dedicata al vino, affianca alcuni produttori del Paese come enologo e si sta spendendo per diffondere la cultura enologica e migliorare lo scenario vinicolo.
Anche se la Cina ha tutta l'intenzione di sviluppare tale settore, il potenziale cinese per fare vini di alta qualità sarebbe, a quanto pare, basso. E non giustificherebbe poi l'alto prezzo a cui molte cantine stanno proponendo attualmente al mercato le loro etichette, alcune vendute in enoteca anche a 100 euro. La riflessione di Demei sulla potenzialità vinicola della Cina scaturisce proprio dalla constatazione che vi è ancora un forte deficit normativo per la tutela e la certificazione della qualità stessa dei vini. Manca una legislazione che disciplini la produzione di vino e quindi che protegga l'origine stessa a garanzia dei consumatori. La provenienza dei vini cinesi sarebbe in molti casi dubbia, poiché nelle bottiglie andrebbero a finire vini importati dall'Australia, dal Cile e da altri Paesi, se non il totale del contenuto, almeno in buona parte. C'è poi la resistenza dei produttori, come denuncia l'esperto, molti non sarebbero disposti a mettere in discussione oggi i loro metodi di coltivazione e di vinificazione.
Infine, uno dei principali problemi è il clima. Le condizioni pedoclimatiche delle aree viticole cinesi non sono quelle ottimali per dare vini unici, caratteristici e di alta qualità. Il tasso di mortalità delle vigne è alto a causa anche del clima rigido. In alcune parti delle aree viticole del nord le temperature scendono a -15 °C e le cantine non padroneggiano le tecniche migliori per preservarle. Motivo per cui,Demei afferma che la Cina non avrà vini da vecchie vigne.