(Dario Cavallo di Milleuna)
La Puglia ha svolto per molto tempo il ruolo della bella addormentata nel panorama enoico italiano. La produzione è stata considerata più in termini di quantità che di qualità, le uve raggiungevano le regioni del nord per tagliare i vini locali e conferire loro colore, struttura e alcool. Solo in questi ultimi decenni si è assistito ad una inversione di rotta.
Se la Puglia del vino ora è in una fase di riscatto, il merito va riconosciuto ad alcuni vignaioli ed al loro impegno, moderni artigiani che fanno del marketing parte integrante del loro lavoro.
Uno di loro è senza dubbio Dario Cavallo, patron di 'Milleuna', vigneti e cantina nel cuore delle terre del primitivo di Manduria, nel comune di Lizzano, in provincia di Taranto. La cantina è relativamente giovane: fondata nel 2001 grazie alla sinergia con il campano Bruno de Concilis e il toscano Saverio Petrilli, nomi noti nel mondo del vino.
Dario Cavallo si racconta e svela che dopo essersi occupato di marketing, lavorando per molti anni per grandi aziende del beverage, per caso, decide di rimettersi in gioco e diventare imprenditore.
“Ero alla ricerca di una azienda pugliese per arricchire il portafoglio clienti. Dopo aver girato in lungo e in largo, quelle esaminate, per diversi motivi non mi soddisfacevano. È nata così l'idea di mettermi in proprio e rispolverare le mie origini contadine avvalendomi dei terreni di proprietà che avevo sempre continuato a seguire. Oggi, nella gestione sono coadiuvato oltre che dai miei soci anche da mio figlio Marco, enologo formatosi presso la scuola enologica di Conegliano”, dice Cavallo.
(Un vigneto di Milleuna)
Colpisce il nome orientaleggiante. La scelta, doveva essere il risultato di un gioco di combinazione delle iniziali dei fondatori. Insoddisfatti, dopo una serie di abbinamenti furono ispirati da una costellazione in una calda serata di agosto, nasce così Milleuna. La produzione è basata su 45 ettari di vigneti, in parte di proprietà e in parte gestiti. Buona parte dei terreni sono impiantati a ridosso del mare nel triangolo più vocato del Primitivo di Manduria e cioè tra i comuni di Sava, Lizzano e Maruggio. Il territorio è caratterizzato da terra rossa ricca di minerali e di ferro che ne conferiscono il caratteristico colore. I vigneti, tutti ad alberello non irriguo dell’età tra i 40 ed oltre 90 anni per le riserve.
“Il primitivo è un vitigno in forte – sottolinea Dario Cavallo -, grazie ai meriti dei viticoltori. Bisogna lasciare seguire alla pianta la sua evoluzione naturale. Non deve essere il produttore a decidere se farlo secco, se alterarlo, così facendo si mortifica solo l'alberello. A noi – prosegue Cavallo – manca la percezione delle nostre potenzialità, ma le cose stanno cambiando. Lo hanno già intuito gli investitori che stanno acquistando terreni nelle nostre zone”.
Il primitivo, vitigno per eccellenza dell'area jonica purtroppo non è ancora ben conosciuto, una volta identificato sbalordisce con la sua storia e soprattutto per le sue caratteristiche gustative.
Dario Cavallo racconta con malcelata soddisfazione di degustazioni alla cieca in cui il suo primitivo è stato messo a confronto con etichette di amarone. E molti assaggiatori erano convinti di aver bevuto un amarone. Grande era la sorpresa quando veniva scoperta l'etichetta svelando l'identità del produttore e del vitigno.
Ad oggi la cantina Milleuna riesce a produrre circa 50 mila bottiglie all'anno, aumenta la domanda dall'estero in particolare da Svezia, Germania, Svizzera, Usa e Cina. Sono tre le linee produttive, i Cru (Prima Rosa, Maviglia, Bacmione, Shahrzad, Capitolo Laureto, Tretarante), Ori di Taranto (chardonnay, rosato, fiano, negroamaro, primitivo di Manduria), i dolci da meditazione (Aladino, Tretarante, Genius e Sinbad).
Di questa cantina ha scritto anche Luigi Veronelli: “Come non ammirare gli uomini che attraverso lo studio e l'acquisita sicurezza dei gesti – sono capaci di creare magie, emozione e stupore. Proprio di fronte alle magie è possibile riacquisire in tempi sconvolgenti per instabilità e globalizzazioni, la speranza e la fiducia nell'uomo. Mi trovo di fronte a vini addirittura solari. Sorpreso, emozionato ad ogni assaggio. Lizzano per me è una tappa d'obbligo”.
Annalucia Galeone