di Francesca Landolina
Da grafico pubblicitario a head sommelier al Therasia Resort & Spa di Vulcano, la storia di Claudio Gioè è quella di un giovane palermitano di 32 anni, a cui la passione per il vino ha cambiato la vita. Lo abbiamo intervistato per conoscerlo di più.
“Ho fatto l’istituto d’arte scegliendo l’indirizzo di grafica pubblicitaria e ho lavorato per tre anni in una tipografia, ma sentivo che quel lavoro non faceva per me e che stavo perdendo del tempo – racconta Claudio -. Io ho bisogno di entrare in contatto con la gente e l’idea di familiarizzare con un monitor per ore non mi piaceva”. “Ho cominciato a mandare il mio curriculum e ho avuto la fortuna di farlo arrivare al Therasia. Serviva un commis sommelier. Non sapevo aprire neppure una bottiglia, ma sono stato formato su ogni cosa. Ho messo tanto del mio, la mia curiosità, la mia capacità di osservare per impadronirmi di gestualità e conoscenza. E poi, avete presente quando capite di essere sulla buona strada? Ecco, lavorando capivo di avere trovato la mia”. Claudio oggi è al suo settimo anno al Therasia e da quest’anno è head sommelier. Ha lavorato con grandi maestri, con Andrea Prizzi che lo ha guidato e formato, e con direttori che hanno creduto il lui. Ha fatto solo una breve pausa per un’esperienza a Londra, durata un anno, all’IT London per poi ritornare “a casa”, come definisce lui stesso il Therasia.
In poco tempo ha ottenuto belle gratificazioni e quest’anno, da head sommelier, ha ritirato un premio prestigioso alla Milano Wine Week, perché la carta vini del Therasia è stata inserita tra le migliori cinque carte italiane. Un bel risultato per quel giovane ex grafico che oggi si definisce felice del proprio lavoro, ma anche umile, disponibile sempre ad ascoltare ed appassionato. Ma come ha strutturato la carta vincente? “La carta comprendeva 1.200 etichette ed era identica per qualsiasi ristorante, dallo stellato Il Cappero, al vegetariano I Tenerumi per passare a I Grusoni. Ampio spazio a vini naturali e biologici con una percentuale vasta di vini siciliani ed etnei in particolare. Ho inserito molte cantine di nicchia, edizioni limitate e vecchissime annate. Abbiamo fatto grandi numeri”. E di belle bottiglie se ne sono aperte tante, ma Claudio ne ricorda tre, le sue preferite: Etna bianco Valcerasa 2017 di Alice Bonaccorsi, Barolo Giacomo Conterno Monfortino 2002 e Louis Latour Montrachet Grand Cru 2012.
“È stata una stagione di grandi soddisfazioni. Sul vino le scelte sono varie, ma i turisti si lasciano guidare e l’Etna è esplosiva”. Finita la stagione turistica, si torna a casa, Palermo nel suo caso, ma si pensa già al futuro. “Un viaggio per riposare un po’ e poi mi metterò subito a lavorare alla carta dei vini del 2022, non prima di aver visitato nuove cantine in Italia e forse anche in Francia. Sto bene e sono felice del mio lavoro, ho un legame forte col Therasia. Il futuro? Mi vedo lì ma cresciuto professionalmente. Se dovessi proprio sforzarmi di immaginarmi altrove, direi Sicilia o estero”.