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Il personaggio

Carlo Hauner svela il futuro: “In autunno un mio vino con lo Chardonnay coltivato a Vulcano”

31 Luglio 2024
Carlo Hauner Carlo Hauner

Se vi trovate a Salina, non potete assolutamente lasciare l’isola senza avere assaggiato un sorso di Malvasia delle Lipari di Carlo Hauner. Per lui, bresciano di origine boema trapiantato nelle Eolie, patròn dell’azienda agricola che porta il suo nome, grazie all’estro creativo che lo vede, da giovane pittore e designer in età matura, la passione per l’enologia rappresenta l’ulteriore sfida di una vita intensa ed interessante. Se la sua Malvasia, nelle versioni classiche e riserva, è un imperdibile must della vostra vacanza isolana, anche le altre etichette nate dalla voglia di sperimentare altri vitigni, autoctoni e non, rappresentano una sorprendente conferma della inesauribile creatività che porta il produttore a trovare sempre nuove chiavi di interpretazione per le sue uve. “La voglia di sperimentare non mi ha mai abbandonato e, negli anni, si è accresciuta al punto da farmi pensare di allargare i miei confini – dice Hauner – Sono giunto a coltivare le mie uve anche a Vulcano, isola di cui amo l’apparente ostilità che rende ancora maggiore e più importante la necessità di fare bene il mio lavoro. Ho in serbo una bella novità, un vino nuovo di zecca che nascerà dallo Chardonnay che coltivo a Vulcano e che potremo degustare già dal prossimo autunno. Senza nulla togliere ai vitigni autoctoni che sono stati e sempre saranno grande fonte di ispirazione per i miei vini, trovo che un vitigno internazionale come lo Chardonnay coltivato a Vulcano possa darmi delle grandi soddisfazioni”.

In attesa di degustare questa accattivante novità, abbiamo provato alcune delle etichette più significative. Il Salina Bianco, bland di Inzolia e Catarratto, sorprende ad ogni sorso per la sua freschezza e sapidità, Carlo Hauner, blend di Inzolia, Catarratto e Grillo regala un sorso di grande finezza e armonia tra note salmastre e vegetali e quelle rotonde di burro, vaniglia e frutta matura. Iancura, Malvasia con minima percentuale di Inzolia, il cui nome indica quel preciso momento all’alba in cui il cielo si fonde con il mare rendendo impossibile distinguerne il confine, è fresco, sapido con finale dalla grande eleganza. Anche il Salina Rosso blend di Nero d’Avola e Nerello Mascalese, dell’isola ha la sapidità del sorso che, ben equilibrato e armonico, chiude con avvolgente morbidezza.

Ma non solo Salina. Hierà è, infatti, il vino rosso eoliano prodotto da Hauner con le uve di Calabrese, Alicante e Nocera dell’isola di Vulcano. Oltre alle esalazioni sulfuree, tipiche di Vulcano, i colori, la rada vegetazione, e la morfologia danno l’idea proprio di un posto limite. Nasce qui un vino fruttato ed elegante, con la ciliegia sotto spirito in evidenza insieme ad un po’ di confettura di frutta rossa; in bocca la struttura è pronunciata ma equilibrata e anche la morbidezza è misurata. Il nome del vino è una vecchia denominazione greca dell’isola di Vulcano che significa “isola sacra” mentre l’etichetta è la riproduzione di un quadro di Carlo Hauner sr. del 1978, che riproduce la Sciara del Fuoco di Stromboli, isola che dà il nome al dipinto. Degna di nota anche la versione rosè che nasce dal blend di Calabrese, Alicante e Nocera, fresco e profumato persiste a lungo al palato.