A sinistra Dag Tjersland e Bonetta Dell’Oglio (foto di Erik Hannemann)
Paladina in cucina della sua terra, smaniosamente cosmopolita, Bonetta Dell’Oglio (nella foto) non doveva aspettare molto per conquistare i palati d’oltre confine.
La chef della Dispensa dei Monsù di Palermo si prepara ad una nuova stagione della sua carriera indossando i panni della cuoca globetrotter. Salperà dai fornelli di via Principe di Villafranca per gemellarsi con quelli di altri paesi. Un sogno che ha preso i contorni poche settimane fa in Norvegia durante l’Italian Food Festival. La breccia nel futuro da cuisinier giramondo si è aperta inaspettatamente con una chiamata da parte di Dag Tjersland, chef guru del food nei paesi scandinavi, titolare del Ristorante Baltazar e della Trattoria Cappuccino di Oslo, che l’ha voluta accanto come partner d’onore al festival di cui è l’ideatore. Nella cucina del Baltazar Bonetta è approdata con una valigia carica di prodotti, ingredienti della sua terra, dai formaggi agli ortaggi, dagli aromi al cous cous e armata di tutta la sicilianità vulcanica che contraddistingue lei e i suoi piatti.
Con Tjersland, cultore della cucina italiana e per tanti anni ristoratore nel Bel Paese, l’intesa è stata immediata, insieme hanno messo a tavola i pilastri della tradizione siciliana scatenando l’entusiasmo dei partecipanti. “Per me è stata un’opportunità incredibile. Ho trovato qui gente preparata ad accogliere e capire i nostri sapori. – spiega la Dell’Oglio – E ho compreso ancora di più quanto sia importante promuovere la buona cucina all’estero, la qualità degli ingredienti, educare consumatori e colleghi al valore delle materie prime. Noi cuochi ci occupiamo della salute altrui, è nostra responsabilità selezionare i prodotti che usiamo e per me i migliori sono quelli che ci offre la terra”.
Con questo intento parte il progetto di globetrottering che poco prima della tappa di Oslo ha visto la Dell’Oglio protagonista di performance culinarie a Grimstad con tre giornate gourmet al Ristorante Apothek Garten. L’ambasciatrice palermitana sarà nuovamente impegnata in Norvegia questo inverno mentre in Svizzera darà vita a corsi di cucina in “rosa”. Poi virata verso il Medio Oriente. La Sicilia di Bonetta si fermerà ad Abu Dabhi. E’ il suo stile ad averle aperto le porte del panorama internazionale: una cucina tipica valorizzata dalla rivisitazione e dalle contaminazioni. “Ricerco le influenze delle altre culture perché penso possano valorizzare le mie radici. – spiega la cuoca – Il globetrottering può essere una fonte di arricchimento straordinaria. Voglio creare emozioni nella gente, regalando sapori e trasmettendo il senso della convivialità che sta alla base della nostra cucina. E voglio legare la mia missione alla nostra agricoltura perché racchiude tutto questo”. Proprio il suo cavallo di battaglia è il frutto di una raffinatissima contaminazione: Scaloppe di fois gras al Marsala Stravecchio. Il lato conservatore lo esercita invece attraverso la ricerca.
Le arancine ne sintetizzano la filosofia, la specialità con cui ha poi conquistato la scena norvegese: “Ho fatto conoscere la ricetta antecedente l’introduzione della coltivazione del pomodoro, spiegando origini sociali e storiche del piatto. Cucinare significa fare cultura. All’estero apprezzano e capiscono il lavoro che sta dietro ad un piatto, cosa che, purtroppo devo ammettere, in casa nostra, a Palermo, non viene ancora compresa. – e aggiunge – Alla qualità si continua a preferire la quantità. Mentalità che rischia di soffocare l’espressione della nostra professione”.
Manuela Laiacona