Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il personaggio

Alicia Dorey (Le Figaro): “In Francia vini naturali sempre più buoni e precisi. Si beve meno ma meglio”

20 Novembre 2024
Alicia Dorey, giornalista enogastronomica di Le Figaro Alicia Dorey, giornalista enogastronomica di Le Figaro

È un’appassionata di vini naturali, tanto da pensare di scrivere un libro dal nome “I 100 vini naturali fatti bene”. Perché sì, esistono e non sono impossibili da trovare. A dirlo è Alicia Dorey, giornalista enogastronomica francese di Le Figaro. Ogni giorno, per lavoro, assaggia tra i 50 e i 100 vini ma la sua passione è legata al mondo di quei vini ritenuti non convenzionali. Il vino naturale esiste? Dorey non ha dubbi: “In natura non c’è vino, è un processo che scaturisce da un’azione dell’uomo. Ma si possono avere vini equilibrati, creati con un approccio più soft rispetto alle tecniche classiche di produzione del vino”.

L’abbiamo incontrata sull’Etna, in occasione di un incoming per la stampa e per gli italian ambassador di Vinitaly International Academy organizzato da Cronache di Gusto. “I vini naturali – ci ha raccontato – non sono visti bene dal mondo della critica e dai consumatori in generale perché ci sono pionieri che hanno fatto errori e che hanno portato le persone a credere che il prodotto non sia buono. Purtroppo, al giorno d’oggi, ci sono ancora giovani che seguono le orme di chi ha lavorato in modo non corretto. Vi assicuro, però, che esistono vini naturali eccellenti e lo dimostrerò in un libro. Probabilmente lo scriverò anche sui vini naturali italiani”.

 

Il direttore di Cronache di Gusto, Fabrizio Carrera, insieme ad Alicia Dorey Il direttore di Cronache di Gusto, Fabrizio Carrera, insieme ad Alicia Dorey

Questa è stata la sua prima volta sull’Etna, dove ha potuto ammirare i terroir vulcanici e assaggiare i vini prodotti. “I francesi – ci dice – sono molto razionalisti e bevono solo vini francesi. Oggi le nuove generazioni iniziano però a interessarsi anche al vino italiano”. E le ragioni, secondo Dorey, sono due: “Dopo il Covid c’è stato un aumento considerevole di turisti francesi in Italia che assaggiano i vini e li vogliono ritrovare in patria. Dall’altro lato, dopo la Brexit tanti sommelier di alto livello sono andati a lavorare a Parigi e hanno portato nel loro bagaglio i vini italiani anche sul territorio francese. Esportare vini italiani in Francia? Si può, puntando sulla singolarità. L’Etna, per esempio, ha questa caratteristica. Non bisogna avere paura di andare al di là dei cammini stabiliti, e lo dico ai produttori. Bisogna essere in grado di spiazzare”.

 

Un momento della degustazione insieme ad Alicia Dorey durante Incoming Etna lo scorso ottobre Un momento della degustazione insieme ad Alicia Dorey durante Incoming Etna lo scorso ottobre

Ma come va in Francia con il cambio di tendenze e sul calo generale di consumi del vino? “Ultimamente – ci dice ancora – noto come la generazione degli anni ’90 abbia un potere di acquisto importante: i giovani francesi tendono a non bere per diversi giorni per poter acquistare, magari durante il weekend, una bottiglia importante e costosa”.

Anche in Francia si iniziano a preferire più bianchi che rossi. “Penso a territori emergenti come la Savoia e tutti i terroir settentrionali. Mi viene anche in mente la Valle della Loira, dove si producono vini freschi, con poco grado alcolico. Di certo Bordeaux e Rodano sono territori in forte calo. Oggi ci sono sempre più Beaujolais bianchi che fanno concorrenza ai Bordeaux”.