Il produttore sardo: “Trovo ridicoli quelli che criticano le guide e poi fanno i complimenti a chi vince i premi”
Quando chiamo Alessandro Dettori (nella foto), talentuoso produttore, naturalista e territoriale, anzi basterebbe dire di Badde Nigolosu, frazione di un paesino che si chiama Sennori (e pazienza se non tutti sanno dove sia ma chi si approccia al vino non puó non conoscere la geografia) per chiedergli una cosa mi ritrovo a parlare di altro.
Tu lo cerchi per approfondire qualcosa che pensi sia una delle sue novità e lui ti sposta più in là. Da tempo gli chiedo una riflessione sulle guide. E lui è già oltre. Ha deciso di cancellarsi da Facebook. Che di questi tempi è come se uno dicesse: vado in bici, rinuncio alle comodità dell'auto. Lui lo fa con determinazione e leggerezza. “Basta con Facebook e i social network. Mi sono stancato. Solo foto aziendali per dovere di cronaca ma niente foto mie. Voglio uscire dalla mischia. Non mi interessa”. Ed io di rimando: uscire dalla mischia aiuta a fare meglio il vino? E lui: “Se dovessi darti una risposta sarei come tutti quegli esperti che ci dicono come sarà l'annata prima della vendemmia. E ce ne sono tanti. No, non c'entra nulla, ma ho capito che stare fuori dalla mischia aiuta a vivere più sereno”.
Ho ancora memoria di un paio di suoi vini assaggiati l'anno scorso al nostro evento Il Territorio prima di tutto a Taormina (che quest'anno rilanciamo col nome di Taormina Gourmet), assolutamente spiazzanti ma così profondi e complessi da fare impallidire nomi principeschi dell'enologia nazionale. E per giunta con i bianchi, che nel mio immaginario sono più difficili da far diventare grandi. Sì, secondo me Dettori appartiene a quella schiera di produttori che amo definire geoproduttori mentre i vini che tirano fuori sono geovini. Non credo sia necessario spiegare la parola geo. Ma credo che nella terra, nel radicamento alla terra e quindi al territorio, si spieghi un po' tutta la filosofia di uno come Alessandro che crede tantissimo nella sua Romangia. Il quale non si limita a dire che non frequenterà più i social. Anzi aggiunge:”La sovraesposizione ti porta a fare un altro lavoro. Non mi interessa. Ognuno di noi deve più tempo al proprio di lavoro. E io devo fare il produttore di vino, non fare il comunicatore del vino. Devi andare, al massimo, ai banchetti delle fiere. Per ora noto che due cose vanno di moda. La caccia all'enologo, della serie: sei banale, non sai rispettare la terra, sei inquinante, omologhi tutto. E poi la caccia al giornalista. Della serie: scrivi di vino allora sei prezzolato. Ma non possiamo fare di tutta l'erba un fascio. Perchè ci sono enologi bravissimi e giornalisti bravissimi. E invece nel web vedo una gran confusione di ruoli e soprattutto di valori. E se un produttore è costretto a diventare il giornalista di se stesso è una sconfitta per sè stesso e per i giornalisti”.
Il capitolo guide invece non è una novità. Nel senso che già dallo scorso anno i vini Dettori non compaiono più sulle guide. Anzi, ha volutamente rinunciato alla chiocciola di Slow Wine ed a non apparire in guida. Con qualche variante. Nel senso che l'anno scorso ad esempio il Gambero Rosso fece egualmente la scheda grazie ad alcuni assaggi fatti da Giuseppe Carras, il corrispondente sardo per le degustazioni. Carras ha scritto sulla scheda che gli sarebbe piaciuto mandare un vino in finale “ma io – dice Alessandro – non volevo e quindi gli sono stati attribuiti i due bicchieri rossi come si assegna ad un vino andato in finale”. E la scheda è stata pubblicata con un testo volutamente incompiuto. Dettori sorride: “Molti degustatori sono molto bravi e sono persone serie ed oneste. Ma è il sistema della guida che non mi piace: è fatto di riassunti approssimativi del lavoro che dura anni. Sono fotografie di un attimo e magari nel momento dello scatto avevo gli occhi chiusi. Sono oggettivamente inattendibili. La guida vive del successo mediatico del massimo premio assegnato (tre bicchieri, cinque grappoli, eccellenza ecc. ecc.) e questo deve divenire “esclusivo” e pertanto già in anticipo sono decisi il numero massimo di riconoscimenti da assegnare. Alcuni quindi ne rimangono fuori. Poi assegnare un voto ad un vino lo trovo ridicolo in un momento dell'anno in cui tutti i vini non sono giudicabili (giugno-luglio – agosto). Infatti la guida già nasce con un peccato originale: è costretta ad essere editata nel periodo più propizio alle vendite editoriali. Trovo anche ridicoli quelli che durante l'anno criticano le guide e poi online fanno i complimenti a chi ha preso il premio”
Più chiaro di così…
F.C.