Dall'isola di Pantelleria non si attenuano le polemiche. Il sindaco si scaglia contro il consorzio Doc Sicilia che ha approvato un'importante modifica al disciplinare che riguarda lo Zibibbo. E anche l'assessore siciliano all'Agricoltura Edy Bandiera si schiera al fianco del primo cittadino
di Francesca Landolina
La diatriba tra il sindaco di Pantelleria Vincenzo Campo, le forze politiche e parte della comunità contro il Consorzio Doc Pantelleria sembrava finita. Ma non è così.
Piccolo passo indietro. A scatenare tutto, la modifica del disciplinare che prevedeva di introdurre la menzione Sicilia in etichetta accanto alla Doc Pantelleria (leggi qui>). Tutto sembrava arrivato ad una fine dopo che, il 15 giugno scorso, era stata approvata la modifica unanime da parte del Consorzio (leggi qui>). Ma il sindaco lo aveva già preannunciato che non ci sarebbe stata una resa. E così è stato. Ci ritorneremo più avanti. Adesso l’attacco più duro è quello contro la Doc Sicilia. Nelle scorse settimane, infatti, è accaduto un fatto che il primo cittadino pantesco definisce “un atto di morte per il nostro zibibbo” e che lo spinge ad attaccare duramente. Sulla Gazzetta Ufficiale numero 171, è stato pubblicato il Decreto del 12 luglio 2019 del Ministero per le Politiche Agricole riguardante le “Modifiche ordinarie al disciplinare di produzione della denominazione di origine controllata dei vini Sicilia”. Nell’allegato A praticamente queste modifiche riguardano quasi esclusivamente lo Zibibbo. “Viene inserita la possibilità – afferma il sindaco – prima esclusa per tutti i vitigni aromatici, di inserire lo Zibibbo anche in blend con altri vitigni bianchi. Rimane il divieto per tutti gli altri vitigni aromatici. E si aggiunge che solo per lo Zibibbo “le spiccate peculiarità aromatiche di tale varietà potranno prevalere sulle caratteristiche della varietà in combinazione”. In altre parole significa che per fare riferimento in etichetta alle caratteristiche dello Zibibbo non è necessario che quest’ultimo sia presente in maggiore quantità, ma è sufficiente che sia presente. Quindi si verificherebbe che con poche quantità di Zibibbo si potranno fare milioni di bottiglie di prodotto che al consumatore verrà proposto come Zibibbo magari prodotto a Pantelleria. Questo è un atto finale di morte. Duemila ettari vitati nell’aria di Trapani diventeranno 10 mila. La misura è colma”.
E annuncia così di volere opporsi con tutte le forze al decreto. Per impugnarlo bisogna farlo entro 60 giorni e al momento il sindaco ha posto nelle mani di legali la questione per verificare le condizioni necessarie a non vanificare l’impugnazione. Forse dovrebbero entrare in gioco parti e forze commerciali lese. Se ciò accadrà, spiega un funzionario del Ministero, premesso che prevale la difesa del decreto da parte del Governo, la Doc Sicilia riceverà una comunicazione per dare delle controdeduzioni e qualora non siano sufficienti sarà indetta una conferenza di servizi tra le parti in causa. Nel caso di un mancato accordo spetterà agli organi competenti e al Ministro prendere una decisione.
(Vincenzo Campo)
“Da un primo esame, tutto ciò che vogliono fare – prosegue il sindaco Vincenzo Campo – avrà una ricaduta pesantissima sulla nostra produzione e le aziende presenti sull’isola avranno sempre meno bisogno di importanti quantità di Zibibbo, visto che potrebbero mischiare lo stesso con uve meno pregiate e presenti in terra ferma con la garanzia di poter utilizzare in etichetta tranquillamente la denominazione Zibibbo. Questo non è semplicemente un ennesimo attacco all’agricoltura pantesca, ma un vero e proprio atto di morte per l’agricoltore eroe che, ripetiamo, dovrebbe essere tutelato e valorizzato per i riconoscimenti Unesco ottenuti”.
L’attacco al Consorzio Doc Pantelleria, d’altra parte non si attenua. “Le motivazioni sostenute dagli industriali consorziati a sostegno dell’approvazione della modifica del disciplinare sono false o solo parzialmente vere – aggiunge il primo cittadino isolano – perché l’incremento della vendita dei vini sotto il cappello della Doc Sicilia è dovuto solo a un fatto: l'aumento delle bottiglie si è avuto perché due vitigni (Nero d'Avola e Grillo) sono transitati da Igt a Doc portando con sé più di 50 milioni di bottiglie che del resto è il numero speculare di abbassamento della vendita delle bottiglie Igt. Un aumento c'è stato, ma in effetti soltanto di un misero 2 per cento, considerata la totalità delle bottiglie Igt e Doc. In più i presunti benefici del “transito” dovuti alla possibilità di usufruire degli ispettori della Doc Sicilia per i controlli e ai vantaggi promozionali, si sarebbero potuti superare con la stipula di convenzioni e/o accordi”.
La linea d’attacco non sembra, in definitiva, essere abbandonata. Da questo malcontento diffuso è nata anche l'iniziativa di un comitato spontaneo denominato “I Viddrani” che ha lanciato una petizione, il 10 luglio, su “change.org>“. La stessa petizione è stata firmata personalmente anche dall'Assessore Regionale siciliano all'agricoltura Edy Bandiera, in visita nell'isola di Pantelleria lo scorso 19 luglio, che ha confermato la posizione del governo regionale in merito alla questione: “La linea del Governo regionale è quella di prestare la massima attenzione alle identità territoriali. In altri termini, quando un territorio rivendica la propria identità e il valore unico dei propri prodotti va sostenuto”. Nel testo della relazione si chiede: di eliminare dalla Doc Sicilia il vitigno Zibibbo, di iniziare un percorso per l’imbottigliamento in loco, la nascita di una Docg per il Passito Naturale, di eliminare dalle etichette del passito liquoroso la parola Pantelleria e tra altri punti per la tutela, la richiesta soprattutto, nel primo punto, di valutare l'invio di ispettori in seno al Consorzio Volontario per la Tutela e la Valorizzazione dei Vini a Doc dell'isola di Pantelleria. Si ritiene – si legge nella relazione del sindaco – che debba essere valutato anche un possibile commissariamento.
Abbiamo contattato anche il Presidente del Consorzio Doc Pantelleria, Benedetto Renda, che è anche amministratore unico di Cantine Pellegrino, per una replica, ma ha preferito astenersi da ogni commento. Il caso tuttavia è aperto.