Contro i possibili provvedimenti che potrebbero mettere in ginocchio le esportazioni di vino europeo in Cina si muove Vinitaly International.
Portavoce dei produttori italiani si rivolge al governo italiano, al ministro delle Politiche Agricole De Girolamo e all'Unione Europea per chiedere un intervento urgente, un'azione ufficiale che possa evitare il concretizzarsi della minaccia anti-dumping che non sta facendo fare sonni tranquilli al comparto enologico nazionale e degli altri Paesi. Perché si tratta del mercato su cui tutti stanno puntando, su cui cantine, istituzioni, organizzazioni e consorzi da mesi stanno investendo le forze e risorse, la Cina per il momento incarna le migliori aspettative, in questo periodo di crisi è uno dei pochi sbocchi che fa sperare in un futuro roseo.
Scatto dal Wine&Dine Festival ad Hong Kong
Ricordiamo che le esportazioni Ue di vino in Cina nel 2012 sono state di 763 milioni di euro, l’8.6% del valore complessivo, di cui 77 per l’Italia, 89 per la Spagna e 546 per la Francia. La Cina è il quarto bacino mondiale, con un livello di tariffe intorno al 9.8% e l’import è di 1.8 trilioni di dollari. Dal 2008 a oggi su dati Istat, le esportazioni nazionali in valore in Cina sono passate da 19 milioni di euro a 77 milioni, e anche i primi due mesi dell’anno hanno confermato il trend, con un aumento record del 42 per cento. I primi Paesi per l’export in Cina sono Francia, Australia, Cile, Spagna e Italia, tre dei cinque sono europei. Le importazioni mondiali di vino – stando alle cifre del Mofcom sono pari a 3.87 trilioni di euro. Un exploit dovuto, secondo il rapporto Ice 2012 di Shanghai, proprio alla politica di tassazione del governo cinese che ha portato a una riduzione negli ultimi anni, conformemente agli accordi stipulati con il Wto, dei dazi doganali sui vini d’importazione (dal 65 al 14%). Un significativo allentamento che ha favorito la crescita esponenziale del mercato dei vini provenienti dall’estero.
“Stiamo studiando insieme ai nostri interlocutori cinesi per capire che cosa accadrà da qui a breve. I produttori italiani sono molto preoccupati per l’avvio di un’indagine nei confronti dei vini provenienti dall’Europa – afferma Stevie Kim, managing director di Vinitaly International – A fine giugno incontreremo a Pechino i vertici della Caws (China Association for Importers & Exporters of Wine and Spirits), l’associazione dedicata al vino, facente capo all’influente Camera di Commercio della capitale (Mofcom), uno dei principali ospiti alla kermesse veronese dello scorso aprile”.
Stevie Kim al Wine&Dine Festival
La mobilitazione non si è attivata solo in casa, o in continente, Vinitaly International ha messo in piedi, già dalla scorsa settimana, una task force sul territorio cinese per cercare di capire, grazie agli operatori locali, quali importatori, distributori, opinion maker e media, se il governo di Pechino andrà davvero avanti.
“Le dichiarazioni del governo cinese contro i vini europei ci hanno davvero sorpresi – sostiene Ningbo Mei, direttore di Vinehoo, il più importante sito internet di flash sales e forum dei wine blogger e wine lover cinesi -. Sono parole molto forti. Il consumatore cinese proprio oggi sta scoprendo i vini che provengono dall’Europa. C’è una vera e propria tendenza che va a favorire i vini italiani. Penso che il governo cinese farà retromarcia, perché questa sua decisione andrebbe contro i sempre più numerosi appassionati di vino francese e italiano che abbiamo nel nostro Paese”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Edward Liu di Sinodrink, la più grande azienda importatrice di vino italiano in Cina con oltre 400 vini, dal 2009 partner ufficiale della cerimonia per la Festa della Repubblica. “In questi ultimi 20 anni le relazioni commerciali tra Cina e Italia sono migliorate come con altri pochi Paesi nel resto della Ue, soprattutto per quanto riguarda il settore agroalimentare – dichiara Liu -. Sono convinto che il libero mercato ci porterà di nuovo sulla strada dell’intesa e non della competizione. Il vino italiano oggi sta diventando sempre più popolare e i nostri due Paesi hanno bisogno sempre più l’uno dell’altro”.
Le cifre delle importazioni di vino sono significative ma ben diverse dai 21 miliardi di euro di esportazioni dei pannelli solari cinesi in Europa. Ed è ben diverso, infine, l’ammontare dei sussidi Ue al settore vitivinicolo: 1.1 miliardi di euro l’anno, di cui la metà per migliorare la qualità (ma a scapito dei volumi), 40% per le aziende e solo 100 milioni di promozione, in linea con quanto consentito dal Wto, nei Paesi terzi.
La squadra di Vinitaly International quindi non vuole lasciare solo il comparto italiano dinnanzi a questo scossone in vista dei percorsi e prossimi appuntamenti messi in calendario per promuovere il Made in Italy. “Sta arrivando il momento dei nostri vini. Con il Fuorisalone di Chengdu il prossimo marzo e con azioni mirate nel territorio tra le città di seconda e terza fascia”, afferma Stevie Kim, “faremo in modo di aiutare il produttore italiano a vendere una bottiglia in più in quello che rimane sempre il più promettente mercato al mondo”.