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Il caso

Veneto tra previsioni di vendemmia e l’attacco al mondo del Prosecco, parlano i produttori

04 Agosto 2014
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Da in alto a sinistra Matilde Poggi, Angiolino Maule, Paolo De Bortoli,
Marco Spagnol, Francesca e Marco Sartori, Francesco Zonin

Il Veneto del vino senza pace, dopo il passaggio del ciclone che ha portato morte e distruzione, è al centro di quello mediatico.

La bomba d’acqua e la fortissima grandinata di ieri hanno lasciato una brutta ferita nel territorio fiore all’occhiello dell’enologia nazionale. Quattro persone hanno perso la vita per l'esondazione di un torrente nel territorio di Refrontolo, nel trevigiano, ci sono dispersi e in alcune zone circoscritte, nell’areale di Gambellara più precisamente, interi vigneti sono andati distrutti.

Il sole splende sulla regione ma la pioggia di polemiche non è affatto scemata. Accuse, riportate dalla stampa, hanno travolto nelle ultime ore i vignaioli e i produttori del Prosecco, additati come i responsabili, per avere tolto terreno ai boschi, come i colpevoli del dissesto geologico nell’area dove si è verificata la tragedia, portatori di volontà speculativa estesa ai danni di madre natura, che poi implicitamente è stata estesa a tutta la categoria. Dichiarazioni che hanno innescato la miccia nella rete e un botta e risposta a colpi di twitt, post e comunicati. Tra cui quello del presidente del Consorzio di tutela del vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, Innocente Nardi, che in una nota di cordoglio inviata alle famiglie coinvolte nella tragedia invita al silenzio per rispettare il clima di lutto, e scagiona i tremila viticoltori chiamati in causa, affermando che il triste fatto non ha alcun legame con la coltivazione della vite e che “fare viticoltura significa salvaguardare il paesaggio, il territorio per noi è un valore aggiunto”. Ribadendo che “un imprenditore nel momento in cui coltiva il vigneto lo fa con una logica di conservazione del territorio e con attenzione alle normative di legge” e che “la zona è sottoposta al massimo grado di tutela imposta dai Beni Ambientali''.


A difendere il Prosecco è accorso anche Gianluca Bisol, uno dei nomi più importanti del vino veneto, che in una intervista a Rai News 24, ha dichiarato che “i vigneti non c'entrano. Il sessanta per cento del territorio di Valdobbiadene, ad esempio, è occupato per il sessanta per cento da vigneti. Se davvero questa coltivazione avesse un legame con le alluvioni allora i risultati dovrebbero essere ben diversi. E anche la questione dei boschi va vista in un'altra ottica. Perché di boschi in anni passati ce n'erano di meno”.

Contro il chiasso sollevato intorno ai morti di Refrontolo, tuona anche la voce di un giovane produttore, Marco Spagnol, che segue la piccola azienda di famiglia, Col del Sas. La sua casa e una parte dei vigneti si trovano proprio a 300 metri del luogo dove è avvenuto il disastro. La sua è la voce del testimone diretto. Marco conosce bene lo stato di quell’areale. “Molinetto della Croda è una zona che ha una sua importanza storica ed è sempre stata preservata. E chiunque, compreso noi, abbiamo operato in questo territorio secondo tale ottica. Noi viticoltori siamo i primi a volere che la terra rimanga lì dove è. Sono assolutamente convinto che la viticoltura non c'entri nulla. La parte dell’uomo incide fino ad un certo punto. Dal 1600, in quattrocento anni, al Molinetto non si sono mai verificati episodi del genere. E’ raccapricciante però quanto sta succedendo. Non si ha alcun rispetto delle famiglie delle vittime. Per forza si deve trovare il colpevole. Posso dire che noi viticoltori tuteliamo il territorio per difendere il nostro lavoro e il nostro futuro. Queste polemiche rischiano di finire con un'alzata di un muro. Leggo su Facebook i commenti “scarica barile” dei sindaci di Refrontolo e di Pieve di Soligo ma vorrei ricordare che oggi qualsiasi opera è frutto di progetti che vengono autorizzati dalle amministrazioni comunali”. Spagnol lancia un appello: “Non facciamo politica sulle disgrazie altrui. Mettiamoci piuttosto a parlare. Il consorzio ha una sua struttura alle spalle, è una realtà aperta al dialogo. Faccio parte della commissione viticola e posso dire che tutti i piani di sviluppo e piani regolatori sono stati coerenti con le necessità della denominazione e le specificità del territorio. Di problematiche ce ne sono e ce ne saranno in futuro, ma sediamoci attorno ad un tavolo e finiamola con questo chiasso”.

L’influenza dell’antropizzazione ha indubbiamente stravolto gli equilibri della natura. Negli ultimi anni i fenomeni estremi sono aumentati. Non rimane che affrontarli, con tutti i costi che ne conseguono. Che per un produttore in particolare sono adesso altissimi. Angiolino Maule, il fondatore e presidente di VinNatur, ha perso quasi completamente il vigneto dove produce il Sassaia. Ieri, a mezzogiorno, una forte grandinata ha devastato le viti. La notizia ce la dà mentre è tra i filari a fare la conta di ciò che è salvabile. “Zero assoluto”, ci risponde in verità con voce amareggiata. “Non so nemmeno se riuscirò a produrre quest’anno”. E così c'è il rischio che oltre il Pico nemmeno questa etichetta potremo vederla sullo scaffale. Maule è stato colpito ben due volte dalla grandine nel giro di poche settimane, che non ha risparmiato a giugno nemmeno i suoi cru Monte di Mezzo e Taibane.

Annata da mettere nel libro nero, da dimenticare per il paladino del vino naturale. Sicuramente non sarà buona, né tanto meno grande per la maggior parte delle cantine. Conferma Matilde Poggi, presidente della Fivi, e titolare di Le Fraghe a nord di Verona, che comunque non è nel gruppo dei vignaioli che hanno subito danni irreversibili. “Le mie vigne sono su una morena, per cui problemi di ritenzione idrica non ne abbiamo mai avuti. La 2014 la ricorderemo come difficile, piovosa e con temperature più basse e con più passaggi per i trattamenti. Nelle zone dove i terreni sono argillosi i grappoli si sono gonfiati tanto. Se ad agosto non ci sarà sole le uve perderanno tanto dal punto di vista aromatico. Ci aspettavamo una vendemmia anticipata, con questa acqua rientreremo nei tempi canonici”. La Poggi interviene anche sull’esondazione a Refrontolo. “Chi fa vigneti nuovi o reimpianta lo fa in pianura. Non credo che le conseguenze della bomba d’acqua siano imputabili ai produttori del Prosecco. Il produttore è il guardiano del territorio, è il custode. Monitora costantemente la situazione e un vigneto ben coltivato funziona come antierosione. Pensiamo invece da un lato  alle cementificazioni, alle strade, alla politica delle lottizzazioni, alle antropizzazioni selvagge, dall’altro al clima che cambia. La natura prima o poi si ribella”.

Quella del 2014 sarà una vendemmia di selezione, come prevede Paolo De Bortoli, a capo, insieme all’enologo Loris dall’Acqua e Francesco Miotto, di Col Vetoraz. Realtà che firma un milione e cento bottiglie tutte con la fascetta della Docg Valdobbiadene. “Sono caduti 73 millimetri di acqua ieri in una sola ora e mezza – ci riferisce -.  Non abbiamo mai visto così tanta acqua. L’annata era partita bene. Ad aprile e a maggio la fioritura è stata buona, anzi anticipata, comunque determinante l’alta qualità dell’uva. Condizioni molto simili all’annata 2003. Ma poi le piogge si sono susseguite e non uniformemente, e con temperature notturne al di sotto della media che sono scese a 12, 14 gradi condizionando il ciclo biologico. Facendo una valutazione empirica sui tempi di fioritura avevamo previsto una vendemmia a fine agosto, invece, adesso, penso che la faremo intorno al 10 di settembre. Il clima è stato diverso da zona a zona. Per cui in collina si avrà un certo tipo di raccolto con qualità maggiore rispetto alle zone di fondovalle dove ci sono stati più attacchi di peronospera e di oidio”. 

Francesca Sartori, che segue la cantina insieme al fratello Marco, di Roccolo Grassi a Mezzane di Sotto, ci fornisce un bollettino che non lascia sperare bene per il Corvinone. “Non è riuscito ad arrivare a maturazione. Perderà qualcosa in termini di qualità. E’ un vitigno che ha bisogno di sole e di un’annata calda. Questo luglio anomalo ha compromesso le cose, non danneggerà molto chi ha saputo entrare nel vigneto e operare nel momento giusto. La tempesta ha colpito a macchia di leopardo. Avranno più difficoltà i produttori della zona classica della Valpolicella. Qui c’è stata meno pioggia. Da loro le uve matureranno in ritardo, sette giorni dopo rispetto a noi. Per quanto ci riguarda, vendemmieremo intorno al 10-12 settembre”. 

Anche i colossi hanno avuto perdite. Per Zonin, come specificato in un rapporto sulle previsioni di vendemmia “il 2014 si preannuncia in linea con la scorsa annata, anche se con una leggera diminuzione della produzione totale delle tenute nell’ordine del 5-10%. In alcune zone, per colpa del clima freddo, le uve a bacca scura – sottolinea l'azienda – non riusciranno a maturare in maniera completa – nella nota il dato pesante riguardante le grandinate –  nella zona Doc di Breganze vicino alla zona Doc di Gambellara è andato perso fino al 100% della produzione”.

Manuela Laiacona