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Il caso

Vendemmia 2017 da dimenticare: e in Toscana c’è chi rinuncia ad imbottigliare

02 Maggio 2018
Roccapesta_Alberto_Tanzini Roccapesta_Alberto_Tanzini

Roccapesta rinuncia all’imbottigliamento della vendemmia 2017. Alberto Tanzini, patron della cantina: Una stagione di aspettative mancate”


(Alberto Tanzini)

L’azienda vitivinicola toscana Roccapesta, i cui vini sono distribuiti in Italia da Pellegrini, per l’anno 2017 ha deciso di non imbottigliare il frutto della vendemmia appena passata e non verranno quindi messe in commercio le bottiglie di quell’anno. 

A comunicarlo è il patron dell’azienda, Alberto Tanzini, che con dispiacere ma grande consapevolezza, dichiara: “Annata 2017: una stagione di aspettative mancate. Prima l’attesa del freddo che non è arrivato, poi della pioggia che non è caduta. A seguire la paura del gelo primaverile e della grandine in invaiatura. Per finire il caldo di luglio e l’afa di agosto. Una stagione al limite della capacità della vite di produrre e che io, vignaiolo inesperto, non ho interpretato in modo da ottenere quell’eleganza ed equilibrio che tanto amo e che tanto cerco nei vini che produco. Per questo ho deciso di non portare in bottiglia alcun vino da questa vendemmia 2017 e di lasciare un mesto vuoto tra le gioie dei vini del 2016, da me amatissimi, e le speranze della vendemmia 2018, che verrà”.


(I vigneti di Roccapesta)

Con il poco e unico vino salvato dalla vendemmia 2017 verranno prodotte delle Magnum edizione limitata, con un’etichetta inedita, che l’azienda ha deciso di omaggiare ai suoi clienti in segno di gratitudine, per quello che è stato e per quello che ancora deve venire. Una scelta importante, forte, ma che denota la grande passione e l’amore che l’azienda nutre per la propria terra e i propri prodotti. I vini di Roccapesta sono infatti il frutto della passione per i vitigni autoctoni, coltivati nel rispetto dell’ambiente e delle uve Sangiovese, per dare vita a rossi di carattere ed eleganza, da medio e lungo invecchiamento. La fermentazione è esclusivamente naturale per mezzo di lieviti indigeni, senza l’aggiunta di additivi, simbolo di una viticoltura che dipende dal produttore, dalla sua cura, dalle sue attenzioni e dalla sua forza.

C.d.G.