In Italia sono 59. Stiamo parlando dei riconoscimenti Unesco e se ne contano altri 14 iscritti nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale. La cattedra Unesco dell’Unitelma Sapienza (Roma), guidata da Pierluigi Petrillo, ha deciso di analizzare alcuni di questi luoghi iconici e di capire quanto questi siti facciano incrementare l’economia e il turismo. E neanche a dirlo, in quasi tutti questi posti l’enogastronomia è preponderante.
Il risultato della prima fase, con la raccolta dati di modelli campione in Italia ha portato risultati emblematici. È il caso della zona di Conegliano Valdobbiadene, lì dove nasce il Prosecco Docg. Il riconoscimento è arrivato nel 2019 ma qui i numeri sono solo in positivo: nel 2017 erano presenti 347 strutture extra-alberghiere diventate 531 nel 2022 con i posti letto nelle strutture extra passati dai 2.867 del 2017 ai 4.211 del 2022. Le case spumantistiche dalle 185 del 2017 sono arrivate a 209 nel 2022. Le imprese globali passano da 4.418 (2017) a 4.514 (2022), gli addetti alle case spumantistiche dai 2.726 del 2017 ai 3.514 del 2022.
“La ricerca – ci racconta la dottoressa Jasmin Jalil, parte del team dell’università – è partita da poco e siamo ancora nella prima fase. Nella seconda e nella terza parte capiremo il nesso di casualità. Adesso ci siamo soffermati a vedere i trend”.
Un gruppo interdisciplinare che ha analizzato non solo i siti Unesco ma anche alcuni dei patrimoni immateriali come “L’arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani”.
“Noi – continua la dottoressa Jalil – siamo molto cauti nel parlare di un rapporto effettivo di causa/effetto. Abbiamo però chiesto a due comunità emblematiche del territorio, Verace Pizza Napoletana e Pizzaiuoli Napololetani dei dati che effettivamente si riflettono positivamente sui numeri”. Sono stati creati, infatti, corsi amatoriali sulla pizza a seguito del riconoscimento, ma soprattutto all’estero sono aumentati i costi professionalizzanti.
Il settore dell’enogastronomia è presente in tanti dei luoghi analizzati e non ancora annunciati, visto che la conclusione del progetto è prevista nella primavera del 2025. Intanto sappiamo che sarà presente l’itinerario arabo-normanno in Sicilia, la zona di Genova e Pantelleria in cui saranno analizzati gli effetti sul turismo e sull’economia dopo il riconoscimento nel 2014 del patrimonio immateriale dell’umanità della “pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello.
La seconda e la terza parte della ricerca sarà allargata anche all’estero provando a capire se è possibile creare una matrice che possa essere utilizzata in altri Paesi.