Sequestro da due milioni di euro da parte della Procura lombarda della Corte dei Conti a Uiv, Unione Italiana Vini. Lo racconta La Repubblica specificando che il sequestro riguarda i fondi europei del progetto “Native Grapes Academy” per rafforzare la competitività del settore agricolo europeo. Secondo la Procura regionale della Corte dei Conti, Uiv, a fronte del sequestro e del relativo invito a fornire deduzioni, pur non rendendo “ammissioni di responsabilità”, ha risarcito integralmente il danno alla “Agenzia della Commissione europea danneggiata”. Già nel settembre scorso, in un’indagine della sede di Milano della Procura europea condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza e che vedeva indagata anche Veronafiere spa, era stato effettuato un sequestro per oltre 2 milioni di euro a carico di Uiv per la presunta frode ai danni dell’Unione Europea che riguardava “la partecipazione ad un bando europeo” per la “promozione di prodotti agricoli, nel mercato interno e nei Paesi terzi”.
I pm contabili, si legge in una nota, hanno “eseguito un decreto di sequestro conservativo ante causam di 2.085.810,96 euro, autorizzato dal Presidente della Sezione Giurisdizionale”. Le indagini, spiegano i magistrati, “hanno consentito di procedere alla contestuale notifica di un invito a dedurre anche nei confronti del soggetto esecutore del progetto europeo, dei relativi amministratori e del consulente nominato dalle due società”. Secondo l’accusa, come emerso dagli atti dell’inchiesta, ci sarebbero stati “illeciti accordi tra la cooperativa” e “il soggetto esecutore del progetto europeo”, ossia Veronafiere, per consentire alla prima “di vedersi riconosciuto un ingiusto profitto non contemplato dal progetto”, che prevedeva, invece, che il beneficiario dei sussidi avrebbe sostenuto “il 20% dei costi” non “maturando quindi alcun guadagno”. Lo schema fraudolento sarebbe consistito “nella pre-individuazione della società che avrebbe svolto il ruolo di implementing body”, ossia Uiv, la quale “si sarebbe poi agevolmente aggiudicata la successiva procedura di selezione”. Inoltre, le due società avrebbero stipulato “un contratto di servizi denominato “Accordo Quadro“, apparentemente indipendente dal progetto, ma in realtà destinato a dissimulare la retrocessione” alla cooperativa “di un importo pari al 35% del costo ammissibile”. Così le due imprese avrebbero “indotto in errore” l’Agenzia Esecutiva dell’Unione Europea per i consumatori, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare” riguardo “l’effettiva esistenza di un nesso strutturale e di un conflitto di interessi tra le parti, nonché sulla reale destinazione dei fondi erogati”.