di Giorgio Vaiana
Nessuna polemica. E nemmeno un tentativo di insurrezione. Lo dice chiaramente nel corso della nostra intervista Andreas Kofler, presidente del consorzio vino Alto Adige Doc.
Certo, l’argomento è di quelli spinosi. Proprio ieri il produttore Alois Clemens Lageder ha annunciato che le due nuove annate dei vini delle linee “Capolavori” e “Composizioni”, in commercio nei prossimi mesi, non saranno più Doc Alto Adige, ma Igt Vigneti delle Dolomiti. “La decisione non arriva all’improvviso per noi. Negli ultimi anni abbiamo avuto molti colloqui costruttivi con il Consorzio Vino Alto Adige e la Camera di Commercio di Bolzano. Nel corso del processo, abbiamo scoperto di avere idee diverse in alcuni punti essenziali, sia in viticoltura sia in vinificazione”. Così dice Alois Clemens Lageder sottolineando che “freschezza, tensione e finezza corrispondono esattamente alla cifra stilistica della nostra cantina”. Insomma, una bella gatta da pelare per il numero uno del cosorzio Kofler, da poco in carica. Soprattutto visto che Lageder fa parte del Cda. E quindi una sua “uscita” dai binari del disciplinare di certo non avviene in silenzio. Anzi…
“Non è di certo una notizia che ci coglie impreparati – dice Kofler – Lageder ci aveva avvisati per tempo di questa sua idea. Tra l’altro noi siamo anche vicini di casa e ci conosciamo molto bene”. Dunque nessuna voglia di ripicca, né di contrasto contro il presidente: “I nostri rapporti sono buoni e rimarranno invariati – dice Kofler – Il nuovo assetto del consorzio è appena entrato in carica e non credo che Lageder eletto a dicembre voglia di già abbandonare il suo ruolo. Credo che il suo sia stato un gesto per tentare di accelerare nella direzione del cambiamento”. Già, perché sul tavolo del ministero a Roma, da tempo, ormai, ci sono le richieste di modifiche al disciplinare: “Modifiche che – assicura Kofler – sono già nella Capitale da tre anni. Si tratta di modifiche importanti che stravolgeranno il mondo del consorzio dell’Alto Adige e quindi è ovvio che ci si impieghi un po’”. Si parla di menzioni geografiche aggiuntive, una delle modifiche più attese, ma anche di rese e questione alcol. “Credo che ognuno deve avere la libertà di fare i vini come meglio gli pare – dice Kofler – Aumentare la gradazione alcolica da 10 fino a 16 gradi, per esempio, non credo dia grandissimi problemi. Il vino deve essere solo fatto bene. Se c’è chi lo vuole fare a 11, 12, 13, o 14 gradi, faccia pure. Basta che li faccia con grande equilibrio e professionalità. Di certo l’alcol non è un parametro fondamentale per stabilire se un vino è di qualità oppure no”.
Insomma Kofler smorza le polemiche: “Credo che in Alto Adige si stia prendendo la direzione di fare vini sempre più freschi, sapidi e minerali – dice il numero uno del consorzio – Lageder ha scelto di produre vini in un certo modo, che non sono passati in commissione. Giusto? Sbagliato? Non sono di certo io a doverlo dire. Si possono o meno condividere queste decisioni. E’ chiaro che per il momento ci sono dei parametri che vanno rispettati. Altrimenti non resta altro da fare che uscire dalla Doc. Le modifiche del disciplinare vanno in questo senso. Ma ricordiamoci che a votarle sarà l’intera assemblea, che rimane l’organo sovrano del consorzio”. Poi Kofler aggiunge: “Una decisione presa da una tenuta così importante com’è Lageder di certo fa rumore e un po’ dispiace – dice – Credo che però sia più un gesto di provocazione, di mandare un segnale a chi di dovere per accelerare le decisioni sulle modifiche al disciplinare”.
L’Alto Adige è un territorio molto interessante non solo a livello nazionale, ma mondiale. Stiamo parlando di un territorio di appena 5.500 ettari vitati (5.400 gli ettari a Doc), con meno del 15 per cento di territorio che si trova sotto ai mille metri di quota. Ogni anno in media vengono prodotte 40 milioni di bottiglie dalle 218 cantine presenti e un terzo di queste viaggia all’estero. Oltre il 60 per cento sono vini bianchi (Pinot Grigio, Gewurztraminer, Pinot Bianco e Chardonnay soprattutto), il restante vini rossi (Schiava, Pinot Nero, Lagrein tra i più coltivati). Ma torniamo a Lageder. Che aggiunge sulla sua scelta: “Siamo sempre alla ricerca di vini che sappiano stupire per la loro “vivacità”. Negli ultimi anni, le uve hanno raggiunto una maturazione aromatica precoce mantenendo bassi i livelli di zucchero e una buona acidità. E questo ci permette di vendemmiare prima e di produrre vini caratterizzati da una notevole complessità grazie alla diversità aromatica e alla loro tensione, mantenendo bassi i livelli alcolici”. Secondo Lageder la questione è il disciplinare “datato”: “Quando è nata la Denominazione, nel 1963, prevalevano di certo condizioni generali diverse, ma il bello della Natura, da sempre “interlocutore” prezioso dell’Azienda, è che è in continua evoluzione e ad essa la Tenuta si vuole adeguare con questa scelta – dice – La Doc definisce le zone di coltivazione e il regolamento che deve seguire il produttore anche sulle varietà di uva e su parametri come i valori di zucchero e alcol. In particolare, per quanto riguarda il limite inferiore alcolico, ci manca il margine di manovra: se è possibile produrre vini pesanti a 15,5° alcolici nella Doc, allora dovrebbe essere consentito produrre anche vini con bassi valori alcolici. Soprattutto nel clima mutevole, questo è ancora più sfidante”.
L’azienda vorrebbe avere più gioco nella manovra anche in altri punti della classificazione Doc. “Proprio a causa del cambiamento climatico, dobbiamo essere aperti e percorrere nuove strade per poter enfatizzare la vivacità, la freschezza e la precisione dei nostri vini anche in futuro – aggiunge Helena Lageder – Le possibilità di reagire al riscaldamento globale sono, ad esempio, la coltivazione ad altitudini più elevate o di nuovi vitigni, altri metodi di vinificazione e nuove stilistiche. Per questo vorremmo la libertà necessaria per tutti i viticoltori e per noi”. Nonostante i vini della linea “Capolavori” e della linea “Composizioni” passino all’Igt Vigneti delle Dolomiti l’origine delle uve rimane invariata e provengono sempre esclusivamente da vigneti dell’Alto Adige. I vini della linea “Vitigni Classici” rimangono invece nella classificazione della Doc. La conclusione è affidata a Eduard Bernhart, direttore del Consorzio Vini Alto Adige: “Per il Consorzio Vini Alto Adige, la protezione della Doc ha la massima priorità, poiché si tratta di tradizione, origine, tipicità e qualità dei nostri vini – dice – Come associazione di tutti gli attori centrali dell’industria vinicola altoatesina, seguiamo con grande attenzione le tendenze, i processi e altri temi, come i valori alcolici più bassi. Tuttavia, è chiaro che il consorzio è anche l’interfaccia delle istituzioni, quindi deve tenere d’occhio i tempi tecnici così come le condizioni legali, per esempio quando si tratta della revisione dei regolamenti di produzione”.