Stefano Bellotti nella sua vigna
“Un’operazione di polizia sproporzionata al fatto. Ecco cosa capita, che con questa giungla normativa poi per le forze dell'ordine si sbaglia”.
Questo il commento amaro di Stefano Bellotti, produttore in biodinamico con la sua azienda agricola Cascina degli Ulivi a Novi Ligure, dopo il sequestro di una partita di circa 30mila bottiglie. Raccogliamo così lo sfogo del produttore per il quale, quest’ultima visita degli agenti dell'ispettorato centrale della repressione frodi non sia stata una di semplice routine o di mero controllo. “Secondo me c’è una volontà ben precisa – dichiara Bellotti – è una cosa che va avanti da mesi, ci stanno studiando da mesi. Per me è un attacco ai vini naturali, fuori di dubbio”.
L’odissea con multe, sequestri e altre noie giudiziarie di tale portata sarebbe iniziata la scorsa estate, da un blocco di un consistente numero di bottiglie in vendita presso l'enoteca Bulzoni di Roma. Di “grane poi a lui ne avrebbero piantate, a seguire, tante altre” come riferisce Bellotti. Quella precedente al blocco delle 30mila etichette lo avrebbe visto sanzionato per avere piantato degli alberi da pesco in mezzo alle vigne. “L’ho fatto per garantire una biodiveristà al vigneto – precisa – evidentemente è stato considerato un grave reato”.
Insomma ad avvilire il produttore un susseguirsi di operazioni che sembrerebbero avere del paradossale. “Mi sembra una cosa grave che lo stato dedichi così tanta energia per perseguire questi reati – aggiunge – quando invece in Italia ce ne sono tanti gravi. In questo settore sappiamo benissimo cosa si mangia e si dà ai campi, però si interviene in casi come il mio”.
L’irregolarità comunque Bellotti l’ha ammessa. “Intanto non ho posizionato bene in evidenza il cartello che dichiara che produco in biodinamico, ma sistemata in un angolo, secondo loro, defilato. Ho sbagliato poi a mettere in etichetta l’anno di vendemmia quando invece la legge lo bandisce per i vini da tavola”. Il vigneron di Novi Ligure produce solo questa tipologia, avendo deciso da un po’ di tempo di non etichettare più a Doc. “L’ho fatto proprio per incappare il meno possibile in questi episodi – commenta -. Non perché io non creda al valore della denominazione”. Intanto, paradosso o meno, il sequestro delle bottiglie, che rimane di carattere amministrativo, ha causato un disagio al produttore che mette nel mercato circa 100mila bottiglie all'anno.
C.d.G.