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Il caso

Se belgi e giapponesi bevono più champagne degli italiani

06 Ottobre 2013
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Probabilmente non piacerà a quelli che vogliono vedere sempre il bicchiere mezzo pieno.

Ma ormai è certo che il volo dello champagne nel mondo, quando attraversa il cielo italiano, si fa incerto e un po' sgangherato. Sarà la crisi, sarà l'effetto Prosecco, cioè quello di un vino che sta avendo uno straordinario successo e che ricorda, seppur lontanamente, lo champagne. Certo è che fermandoci ai dati del 2012 l'Italia occupa il sesto posto nella classifica dei mercati più importanti in cui viene esportato il vino francese.

I consumi nel 2012 sono quotati intorno a sei milioni e 200 mila bottiglie e meglio di noi ormai fanno anche giapponesi e belgi, sì anche loro. Mentre al primo posto resta la Gran Bretagna che nonostante sia diventata una nazione produttrice di bollicine grazie soprattutto ai cambiamenti climatici, è una nazione che continua ad amare le bollicine francesi di Reims e dintorni. È con questo sentiment che si apre domani la giornata dello Champagne, il tradizionale appuntamento autunnale organizzato dal Bureau du Champagne in Italia che vuole essere sia un'occasione per far conoscere ai clienti le nuove sboccature che per tastare il polso al mercato.

Anche quest'anno, la giornata dello champagne si terrà a Milano, al Principe di Savoia. Poche volte si è spostata dal capoluogo lombardo, forse perchè è la citta che consuma più Champagne. Ma una location diversa e meno scontata forse farebbe bene a importatori e clienti. Quest'anno si annuncia un anno di ulteriore calo dei consumi e quindi le aspettative sono basse. Addirittura secondo un dato diffuso da Coldiretti il calo rispetto al 2008 sarebbe del 65 per cento. E in dati assoluti cinque anni le bottiglie stappate erano 16 milioni e mezzo e quest'anno potrebbero essere 5 milioni e mezzo. Non è un caso pertanto se molte maison e società importatrici hanno ridotto drasticamente partecipazioni ad iniziative di marketing e a varie degustazioni. Grande assente a Milano sarà il Club nato lo scorso anno che raggruppa sette tra importatori e distrubutori tra i più famosi, Pellegrini ed Heres, tanto per fare nomi. E le maison complessive, come racconta Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne (foto sotto), saranno 39.

Nel 2011 erano quasi una sessantina. Non mancheranno tuttavia iniziative per richiamare l'attenzione sul mondo dello champagne, un premio a un personaggio famoso quale ambasciatore dello champagne in Italia e comunque la possibilià di assaggiare tantissime versioni di bollicine francesi. Con un timore all'orizzonte: quello che anche gli svedesi, attualmente al settimo posto tra i consumatori mondiali francesi a parte, scavalchino gli italiani. Forse sarebbe troppo.

C.d.G.