Pagati 3 euro l’ora, sottomessi a condizioni di lavoro disumane, ammassati tutti in un unico alloggio.
E' la schiavitù moderna, quella che dilaga in molti campi e anche tra i filari d'uva, su cui speculano agromafie e coltivatori senza scrupoli. Proprio a pochi giorni dalla denuncia di alcune associazioni di consumatori dell’Inghilterra e della Norvegia sullo sfruttamento della manodopera nei campi coltivati a pomodoro, in Francia scoppia un caso che mette sul banco degli imputati un produttore dell’Aude, il dipartimento che dà il nome anche a una denominazione e che ricade nella Languedoc-Roussillon.
Alcuni lavoratori stagionali portoghesi, terminato il periodo di vendemmia, si sono rivolti ad un sindacato per il trattamento ricevuto durante l’anno viticolo: un lavoro svolto otto giorni su otto, con pause solo nei momenti di forte pioggia, non retribuito adeguatamente ma solo con un compenso che neanche arrivava alle 700 euro al mese. La questione prende la deriva legale e finisce in tribunale. Lo “sfruttatore” in questione, come è stato definito dai due denuncianti, è Jacques Tibie di domaine La Combe Grande. Non accettando tali accuse, il viticoltore dalla sua si è difeso controbattendo con la tesi dell’estorsione, accusando a sua volta i lavoratori che lo hanno seguito per un anno di volere pagate ore in cui effettivamente non avrebbero lavorato, dichiarandosi quindi nient'altro che vittima di un raggiro. Sulla diatriba dovrà esprimersi adesso il giudice, una prima sentenza è prevista per metà novembre.
C.d.G.