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Il caso

Report contro il mondo Prosecco. La replica: “Attacchi strumentali che fanno solo male”

15 Novembre 2016
prosecco_bicchieri prosecco_bicchieri

“Ogni giorno nel mondo si stappano un milione di bottiglie di Prosecco. Valore dell'export? 2,5 miliardi di euro l'anno. Ci sono zone edificabili del Veneto che vengono trasformate in agricole perché coltivare il prosecco conviene di più. E poi come in tutte le cose c'è il rovescio della medaglia”.

Così aveva presentato la puntata Milena Gabanelli, giornalista e conduttrice di Report, la trasmissione Rai che ha scombussolato i colli del prosecco. Ma non solo. Si parla di fitofarmaci, polemiche in realtà mai sopite. E non è la prima volta. Visto che in estate la redazione di Report aveva invitato alcuni cittadini a inviare video a testimonianza dell'uso indiscriminato di fitofarmaci e disseccanti. “Sono venuti in agosto a riprendere il territorio, poi sono tornati a fine ottobre e gli abbiamo messo a disposizione tutto: tempo, archivi e documenti. Noi scheletri non ne abbiamo”, aveva detto Innocenti Nardi, presidente del consorzio Docg. Le immagini andate in onda parlano di atomizzatori per strada; abitanti che hanno sviluppato la cosiddetta “sensibilità chimica multipla” e non escono di casa senza mascherine; pesticidi spruzzati a distanza ridotta dalla strada e perfino dalle scuole, senza siepi di protezione. E si fa riferimento anche di diversi casi di morti per tumori, finanche bambini colpiti da leucemia. Ma sarà davvero tutta colpa del Prosecco? 


(Milena Gabanelli)

Insomma la vicenda del Prosecco (e di Prosecco) è diventata un caso nazionale. E nella puntata si parla anche dei produttori del Carso (lo avevamo accennnato qui). Alla trasmissione della Gabanelli ha parlato Franc Fabec, presidente dell’Associazione agricoltori-Kmecka Zveza che raggruppa la maggior parte degli agricoltori del Carso triestino, commentando le vicende legate al nome del vino italiano più venduto nel mondo con oltre 400 milioni di bottiglie e più di due miliardi di fatturato.”Ci sentiamo presi in giro: il nome del nostro territorio, Prosecco, tutela nel mondo miliardi di bottiglie, ma la quasi totalità degli impegni presi nel 2009 per lo sviluppo di quello stesso territorio non è stata mantenuta”, ha detto Fabec. Per il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc Stefano Zanette, “quella che sta montando attorno ai presunti diritti di utilizzo del nome “Prosecco” dei produttori del Friuli Venezia Giulia è una grande messinscena che non farà bene al nostro prodotto”. Ma chi ha ragione? L’inchiesta televisiva ha messo l’accento sull’accordo, quando cioè Ministero e Regione si impegnarono ad avviare una serie di iniziative per lo sviluppo agricolo delle aree del Carso triestino, come la sistemazione dei costoni e dei pastini e la promozione dei prodotti agricoli tipici della zona.
Ora però il Consorzio dice la sua. Lo fa con un comunicato stampa firmato dall'Ulss 7, l'azienda sanitaria di Pieve di Soligo. “Accanto ai controlli di routine sull’acqua potabile e sul vino imbottigliato, che hanno dato esito negativo, abbiamo attivato, per garantire la massime tutela della salute della popolazione, un Piano di campionamenti straordinari sia sul Prosecco Docg sia sui pozzi degli acquedotti – spiega il Direttore Generale, Francesco Benazzi -. E’ stata portata a termine, inoltre, la seconda fase del biomonitoraggio della popolazione residente nelle aree ad alta intensità viticola. I risultati degli studi effettuati non evidenziano situazioni di allarme epidemiologico né particolari preoccupazioni sul fronte della sicurezza alimentare”.


(Stefano Zanette)

In aggiunta ai controlli ordinari che ogni anno l’Ulss 7 effettua sul vino imbottigliato, risultati stabilmente favorevoli per quanto riguarda il rispetto dei limiti di legge, è stato attivato, quest’anno, un Piano straordinario di campionamento. Le analisi hanno interessato, nella prima fase, 50 bottiglie delle più importanti aziende locali di produzione del Prosecco Docg, vendemmia 2015. Le analisi sono state eseguiti presso il laboratorio specializzato del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano (Crea-Vit): sono stati studiati 17 principi attivi, presenti nei composti fitosanitari di maggiore interesse ambientale, utilizzati nella coltivazione della Glera. Tutti i campioni sono risultati conformi, con tracce micromillesimali (da 5 a 500 volte inferiori ai limiti) di alcuni (da 3 a 5) principi attivi antiperonosporici e antibotritici. Non è stata rilevata alcuna traccia di ditiocarbammati.

In relazione all’acqua potabile l’Ulss 7, oltre al normale monitoraggio microbiologico e chimico, ha effettuato uno studio straordinario volto a identificare l’eventuale presenza, nei pozzi di captazione, di due tra i più comuni erbicidi, il glifosate-Ampa e il glufosinate d’ammonio. Il glufosinate d’ammonio è risultato assente in tutti i 12 pozzi controllati. Il glifosate-AMPA ha presentato una occasionale positività, poi rientrata, in un pozzo non utilizzato del Comune di Conegliano. 

Nel 2012/13 l’Ulss 7 aveva avviato uno studio pilota per individuare l’eventuale presenza di etilentiourea-Etu (il principale metabolita urinario dei ditiocarbammati, prodotti fungicidi di ampio utilizzo) nella popolazione residente in aree ad alta intensità viticola. Rispetto ai  407 soggetti esaminati, solo 21 (pari al 5% del campione) avevano evidenziato valori di Etu superiori a 5 microgrammi/litro (limite per la popolazione generale), correlabili sia alla deriva dei trattamenti dei vigneti circostanti sia all’utilizzo di antifungini nell’orto di casa. Su questi soggetti è proseguito, con una seconda fase, il biomonitoraggio che ha evidenziato, per 20 di loro, il rientro dei valori dell’Etu sotto i 5 microgrammi/litro.

“Le nostre attività di controllo, ordinarie e straordinarie, proseguiranno sia sul fronte della tutela delle risorse idriche sia nell’ambito dei controlli sanitari sul vino –  sottolinea Sandro Cinquetti, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 7 -. D’intesa con i Comuni del territorio stiamo lavorando per intensificare la vigilanza “sul campo”.  

La chiusura affidata a Zanette: “A tutela della Denominazione Prosecco, dei suoi produttori e della buona fede dei consumatore non tollereremo più alcun attacco non supportato da dati adeguati. Continueremo le nostre attività di miglioramento e diffusione di tutte le tecniche agronomiche ed enologiche tese all'incremento della compatibilità ambientale e sociale della propria denominazione. Ci sentiamo amareggiati dagli attacchi generalizzati ricevuti da parte di alcune persone – riteniamo in buona fede – ma non tollereremo ulteriormente atteggiamenti vessatori da parte di coloro i quali operano al solo scopo di incrementare la propria visibilità personale o il proprio profitto a danno del sistema da noi rappresentato”.

C.d.G.