(Milena Gabanelli e Giuseppe Sala)
Ma le multinazionali presenti ad Expo hanno pagato per essere sponsor o no? Giuseppe Sala, l'amministratore di Expo spa dice di no. Vittorio Cino, responsabile della comunicazione di Coca Cola dice di sì e parla di un investimento complessivo di dieci milioni. Chi dice la verità?
Sarebbe interessante saperlo. Report a testa bassa contro il ruolo delle multinazionali dentro Expo. I quindici minuti circa della rubrica che il programma di Rai Tre di Milena Gabanelli dedica al tema “Nutrire il Pianeta” è di quelli che ti lasciano sbigottiti. “Grasso che cola” è il servizio di Luca Chianca. La partenza è dedicata alla presenza non certo marginale di Mc Donald's e ai suoi prodotti accusati di favorire l'ipernutrizione. Racconta il giornalista di Report: “Sulla carne non c'è l'indicazione sull'età del bovino utilizzato”. E anche sui prodotti da forno emergono zucchero, miglioratore, sciroppo di glucosio e fruttosio. L'ad di Mc Donald's, spiega ancora il programma, ha rifiutato l'intervista. Ed il logo della catena di fast food è onnipresente ad Expo.
Poi l'attenzione si sposta sulla Coca Cola, altro sponsor significativo dell'Esposizione universale. Qui il responsabile della comunicazione accetta di essere intervistato. E risponde alle domande che mettono sotto accusa le bibite gassate e anche la presenza in un evento come Expo di una multinazionale ingombrante. Una lattina di Cola Cola contiene circa sette cucchiaini di zucchero, ovvero 35 grammi. Che è già più dei venticinque grammi giornalieri raccomandati recentemente dall'Organizzazione mondiale della Sanità. Una decisione quella dell'Oms, ricorda il programma della Gabanelli, che ha visto l'opposizione del governo italiano e del suo ministro della Salute Lorenzin, la quale ha sostenuto che dimezzare la dose giornaliera di zucchero avrebbe compromesso le nostre tradizioni dolciarie. Sarà.
Ma Report rivela pure che il delegato italiano per questa vicenda all'Oms è Luca Del Balzo che sino a qualche tempo avrebbe rivestito il ruolo di advisor senior alla Ferrero. Coincidenze? Chissà. Certo è che le analisi fornite sui problemi dell'obesità sono molto taglienti. Franco Berrino, medico ed esperto di prevenzione spiega che proprio la questione della dose quotidiana e quello che vuole l'industria alimentare in modo che l'abitudine crei dipendenza. Poi l'attenzione si sposta sulla Carta di Milano tanto strombazzata dal governo italiano e dal ministro Martina ma che, alla prova dei fatti, sembrerebbe ispirata in molte sue parti da un protocollo per un alimentazione migliore sottoscritto da un altro colosso dell'industria alimentare come la Barilla. Solo che in quest'ultima relazione la parola obesità, per esempio, era citata ben 12 volte. Nella Carta di Milano solo una volta.
Si parla di merendine e spunta una sorta di intervista al responsabile della comunicazione della Barilla Luca Virginio che sembra una registrazione rubata. Frasi che sembrano confermare quanto mangiare merendine sia un problema per piccini e adulti. Ed è così che l'Italia, dice ancora Report, è il fanalino di coda nella lotta all'obesità dei bambini, problema che oggi purtroppo riguarda già il dieci per cento dei piccoli dalle Alpi a Lampedusa. Rimedi? Berrino ne indica uno: evitate di mangiare cibi che hanno in etichetta più di cinque ingredienti. Se sono troppi aprite gli occhi. Tutto questo nel Paese che ospita Expo. Dove la parola Dieta Mediterannea, per esempio, sembra del tutto ignorata. A guardare il programma (che si può rivedere nella app della Rai) resta l'amaro in bocca. Altro che zucchero.
C.d.G.