Non sarà l' unico caso.
Ma è certo che non è frequente. Anzi. E che probabilmente spinga a riflettere su vari fronti. Cosa fa una grande catena di supermercati se vuole un vino che l'azienda non vende al mondo della Do o Gdo? Va in enoteca e lo acquista. E, ovviamente, lo rivende a un prezzo più caro di quello del cosidetto canale Horeca. E' accaduto, come si evince da una foto scattata in un supermercato, all'azienda Milazzo di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento. Giuseppe Milazzo è di quei produttori che sino ad oggi ritiene che il vino, il suo vino, vada venduto solo nelle enoteche e nei ristoranti come recita in modo perentorio uno slogan di un volantino della cantina. Una bottiglia di Maria Costanza bianco, uno dei vini più venduti dall'azienda era invece ben posizionato su uno scaffale di un supermercato senza che quest'ultimo sia uno dei clienti di Milazzo. Il prezzo poi, oltre 15 euro, spiega il possibile percorso commerciale delle bottiglie.
Lo stesso Milazzo che ribadisce il suo rifiuto a vendere le proprie etichette nei grandi canali commerciali, immagina che quel vino è stato acquistato in un'enoteca e poi rivenduto. D'altra parte in enoteca il Maria Costanza è venduto allo scaffale sui 12 euro. E cosí si spiega quel vino più caro di oltre tre euro. Ovviamente ognuno è libero di acquistare e vendere quello che vuole, commercialmente parlando, tuttavia nessuno può dire che nei supermercati le cose costano poco. E per l'azienda di Campobello di Licata resta un po' di orgoglio, quello sí, da poter sbandierare. “I supermercati della grande distribuzione pur di averci ci comprano in enoteca. E ci spieghiamo perché talvolta da qualche piccolo negozio ci arrivano ordini per parecchie bottiglie…”, conclude Milazzo.
C.d.G.