Un Marsala per cucinare. Un caso di pirateria agroalimentare, scovato in un supermercato della California.
È stato scoperto da una produttrice siciliana di vino, per caso. Si tratta del Marsala della Cribari Cellars. Il vino siciliano che ha più di duecento anni, in vendita come prodotto per cucinare, come recita la stessa retroetichetta: “one of the most popular wines used in cooking, (uno dei vini più famosi usati in cucina)”.
Ancora una volta scopriamo che tipo di messaggio passa oltreoceano: quello di un prodotto che ormai è più che inflazionato nel nostro Paese tanto da “meritare” una mera connotazione culinaria invece di affermarsi come vino storico, tra i più prestigiosi del mondo. E invece di vedere in etichetta la dicitura “fortified wine”, termine che in inglese indica i vini liquorosi come il Porto, lo Sherry ed il Marsala, ai nostri occhi si presenta sempre quella: “vino da utilizzare in cucina”.
Certamente le varie vicissitudini e gli usi impropri che negli ultimi 30 anni hanno riguardato direttamente questo vino, hanno influito negativamente a livello comunicativo, pensiamo al tristemente famoso Marsala all’uovo.
Talmente scaduto nell’immagine da portare altri produttori a farne un’imitazione.
Quello che impressiona però ancora di più di questa etichetta è l’uso improprio che si fa del nome Marsala, ricordiamo il nome di una Doc. E vederla preceduta dalla parola California fa uno strano effetto, amaro, e fa pensare a come ciò possa essere consentito.
Se non si interviene, oggi sugli scaffali di un supermercato statunitense, accanto altre bottiglie di vino, possiamo trovare il Marsala “intruso”, ma domani non ci dovremmo stupire se troveremo il Marsala neozelandese!
Maria Antonietta Pioppo