di Giorgio Vaiana
C’è “maretta” in Toscana. Siamo a Pitigliano, borgo di quasi 4 mila anime in provincia di Grosseto. Ma anche territorio di una prestigiosa Doc toscana, quella di Pitigliano e Sovana.
Terra di grandi bianchi Pitigliano, mentre Sovana è celebre per i suoi rossi. La “maretta” però riguarda proprio il consorzio. Edoardo Ventimiglia, patron della cantina Sassotondo, è stato rieletto nel 2018 presidente del consorzio. La sua poltrona è durata poco, però. Giusto qualche mese. Poi è stato destituito. Il “colpo di Stato” è stato organizzato, a quanto racconta lo stesso Ventimiglia, dalla cantina cooperativa di Pitigliano. Presidente è Marco Formiconi ed è stato proprio lui ad essere scelto per sostituire Ventimiglia alla guida del consorzio. La cantina cooperativa rappresenta oltre l’80 per cento della produzione della Doc. E quindi, stando ai numeri, ha grandissimo potere decisionale. Insieme a Ventimiglia, sono “saltati” tutti i componenti del Cda che era stato eletto meno di due anni fa. “Stiamo parlando – racconta in esclusiva a Cronache di Gusto Edoardo Ventimiglia – di una delle Doc più antiche d’Italia e di uno dei territori storici della Toscana”.
Obiettivo del consorzio era quello di riuscire a mettere insieme tutti i produttori di questo areale toscano, “per dare sviluppo e rinascita a questa zona – spiega Ventimiglia – Negli anni ’60 e ’70 questa era una denominazione importante e una zona rinomata per la produzione vitivinicola non solo della Toscana, ma italiana. Poi c’è stato un grosso declino. Si è scelto di puntare sulla quantità e non sulla qualità e le conseguenze sono state bruttissime”. All’improvviso uno spiraglio di luce: “Il consorzio ha aderito all’iniziativa Volcanic Wines – dice Ventimiglia – Una vera svolta per questo consorzio”. Ma le cose non sono andate come erano state previste. Già nel 1997 c’era stata una scelta sbagliata da parte di alcuni vignaioli. “Alcuni produttori avevano pensato ed ideato una Doc Sovana dedicata ai vini rossi – dice Ventimiglia – Fu un vero fallimento, d’altronde non aveva senso fare una Doc che ricadeva nel territorio di una Doc già esistente. E la produzione di Sovana è di circa 190 mila bottiglie l’anno, mentre per Pitigliano si parla di oltre 1,5 milioni di bottiglie”. Anche se, ed è bene precisarlo, questi numeri comprendono anche la produzione di dame e bottiglioni della cantina cooperativa. “Per questo, già quando ero presidente – dice Ventimiglia – avevamo chiesto al ministero alcune importanti modifiche al disciplinare per tentare di valorizzare al meglio la nostra Doc”. Ma le carte sono ferme a Roma da oltre 5 anni: “L’idea del nuovo disciplinare era quello di rilanciare un territorio – dice Ventimiglia – Ok alle dame e ai bottiglioni, ma con il Pitigliano vulcanico e le varie sottozone, ci sono potenzialità infinite. Il territorio ha delle caratteristiche ben definitie e credo ci siano tutte le condizioni per fare bene”.
Ma le cose si arenano. Soprattutto quando proprio dalla cantina cooperativa parte la rivolta. Via il presidente e il Cda. I fedelissimi seguono proprio l’ex presidente e praticamente oggi il consorzio è composto solo dalla cantina cooperativa. “Noi siamo 8 aziende – spiega Ventimiglia – Il nuovo presidente è Marco Formiconi, ma che io sappia non è mai stata fatta una singola riunione del nuovo consorzio”. A Roma, da quello che ci è dato sapere, questo nuovo assetto del consorzio non risulta. Ora però, gli 8 epurati dal consorzio vogliono proseguire nella loro opera di valorizzazione del Pitigliano. “Stiamo crendo un’associazione – dice Ventimiglia – Poi richiederemo un verifica ai signori della cantina cooperativa. Intanto con l’associazione, vogliamo riprendere le attività di valorizzazione e promozione di questo territorio. In questo momento, però, non c’è più la rappresentanza collettiva. I numeri sono dalla parte della cantina cooperativa e vogliamo anche chiedere al ministero se è giusto così”. In ogni caso la cantina cooperativa non sta violando nessuna legge. Non c’è nessuna norma che impedisca ad un consorzio di avere un solo socio, “ma noi vogliamo stimolare Roma a fare delle modifiche a questo regolamento – dice Ventimiglia – Non si può decidere da soli o peggio non decidere o peggio ancora rimanere immobili. Questo territorio è l’unico in Italia in cui sono stati persi ettari vitati (circa 200), che per un fazzoletto di terra come il nostro non è poca cosa”. Rimangono però, gli aspetti positivi sulle potenzialità di questa zona. Due big del vino, infatti, come la famiglia Antinori e la famiglia Tommasi hanno acquistato dei vigneti proprio da queste parti. Antinori, addirittura, ha anche realizzato una cantina. Un segno tangibile del fatto che da queste parti ci sono tutte le possibilità di fare bene. Fino a qualche tempo fa il consorzio poteva contare su oltre 300 ettari vitati per il Bianco di Pitigliano. Mentre per Sovana la superficie vitata è di poco meno di 300 ettari.