“Incontreremo la delegazione croata al prossimo Consiglio agricolo dell’Unione europea. Dobbiamo tutelare il Prosecco che è un valore delle zone del nord est molto importante, ci sono tutti gli strumenti per tutelarlo”.
Lo ha detto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli a proposito della richiesta da parte della Croazia a utilizzare la denominazione Prosek, margine dell’assemblea della Confagricoltura (leggi questo articolo>). “Non dobbiamo ripetere gli errori che abbiamo fatto con altre denominazioni come il Tocai”. Sono oltre 620 milioni le bottiglie prodotte dalle tre Do del Prosecco; di queste, 370 milioni sono esportate. Complessivamente il mercato dello sparkling tricolore più famoso nel mondo vale 2 miliardi di euro di fatturato annuo di cui un miliardo all’estero (2020), l’equivalente del 16% sul totale export italiano. Numeri, rileva Unione italiana vini (Uiv) che interviene sulla vicenda “Prosek”, che dimostrano quanto il sistema Prosecco sia bandiera del nostro vino nel mondo, e la sua tutela rappresenta una garanzia non solo per la denominazione ma per tutto il made in Italy enologico. Per questo Uiv condivide l’annuncio odierno del ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, di essersi attivato presso la Commissione europea in opposizione formale alla domanda di registrazione di menzione tradizionale del prodotto croato.
“La normativa europea è chiara: non possono essere riconosciuti nomi di menzioni tradizionali – come il Prosek – omonimi di nomi di Dop/Igp europee che potrebbero indurre in errore il consumatore circa la natura, la qualità o la vera origine del prodotto – dice il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti – Preoccupa che tale tentativo avvenga mentre proprio la stessa Commissione europea sta negoziando un accordo di libero scambio con l’Australia, chiedendo l’interdizione del Prosecco australiano, dopo aver con fatica ottenuto la protezione in altri accordi”.
C.d.G.