Particolare di un ceppo devastato dai conigli sull'isola di Mothia
Dopo il lancio dell’allarme la corsa ai ripari chiedendo interventi urgenti alla Provincia regionale di Trapani.
Questa volta però la tempestività non ha potuto frenare quella con cui centinaia di conigli sull’isola di Mozia, di fronte la costa marsalese, hanno fatto man bassa di foglie, cortecce e gemme del vigneto di Grillo gestito dalla Fondazione Giusppe Whitaker, ente che cura il Museo omonimo. Il risultato: dieci ettari e una produzione interamente compromessa. Nessuna vendemmia per il 2012.
Già a pochi giorni dall’avvistamento della popolazione di conigli aumentata a dismisura il danno, secondo una prima stima, ammontava a 100 mila euro. Adesso il bilancio è ancora più nero, non solo per le ripercussioni sull’ambiente, l’isola è parte della riserva naturale Isola dello Stagnone-Mothia, ma anche per chi da quelle uve ottiene un vino di alto valore enologico, storico e culturale.
Ceppi rosicchiati dai conigli
Parte di quei vigneti sono ceduti in royalty all’azienda Tasca d’Almerita, da quelle uve ottengono il Grillo Mozia il cui ricavato, per il 7%, contribuisce al mantenimento della Fondazione. A rischio un capitale, piccola e preziosa testimonianza di una fiorente cultura viticola che al tempo dei Fenici, di cui l’isola era il baluardo nel Mediterraneo, era attiva. E già, nel 1875 la coltivazione delle uve su Mothia era diventata fiorente grazie alla famiglia Whitaker, ancora tre degli ettari attualmente vitati risalgono a quell'antica proprietà. La devastazione dei conigli sarebbe riconducibile al clima di quest’ultimo anno. Le temperature fresche e miti avrebbero impedito la diffusione di una patologia che colpisce gli occhi, la mixomatosi, e che causava la moria dei conigli garantendo la sopravvivenza quindi di un contenuto numero di esemplari. La caccia inoltre è vietata sull’isola. Questi due fattori insomma avrebbero così portato all’invasione nel vigneto.
Piccolo germoglio rosicchiato
“Un gran peccato. Paghiamo i tempi della burocrazia, l’incapacità di intervenire in modo immediato – denuncia il produttore Alberto Tasca d’Almerita -. Più volte la Fondazione aveva mandato richieste di intervento. In natura i tempi devono essere rapidi e non possono essere certo quelli, lenti, legati al rilascio delle delibere. A questo si deve aggiungere anche il clima che poi si crea quando si devono adottare certe misure in casi come questi, che a torto, sono malviste perché considerate antianimaliste. C’erano due modi per intervenire ed evitare il disastro. Aprire una battuta di caccia che avrebbe potuto arginare la sovrappopolazione. Da questa però ne deriverà uno sviluppo di malattie che arrecherà ulteriori danni, come la mixomatosi. Non so cosa sia peggio. Immettere poi, come soluzione, animali antagonisti quali le volpi. Si poteva anche intervenire piantando delle reti sotto terra, in modo da creare una barriera che i conigli non avrebbero potuto superare”.
Tralcio rosicchiato alla base
Il Grillo Mozia in termini di vendita si è sempre aggirato sui 380 mila euro, 40mila circa le bottiglie, con la produzione azzerata per il 2012 la Fondazione perderà un contributo importante per il mantenimento di un patrimonio vegetativo unico nel suo genere ed anche l’indotto, legato alla vendita di queste bottiglie, subirà contraccolpi. “Adesso dobbiamo capire quante piante sono rimaste sane, sempre che si riesca a contenere nel frattempo l’azione dei conigli – aggiunge il produttore -. A giorni faremo una valutazione. Ci dispiace avere dovuto assistere a questa distruzione. La gestione del vigneto non è di nostra competenza ma della fondazione. Il nostro ruolo si è potuto esaurire solo nei continui sopralluoghi e nelle comunicazioni tempestive al direttore. Un gran peccato davvero vedere distrutto un angolo vegetativo dove ha lavorato uno dei più grandi personaggi dell’enologia nazionale, Giacomo Tachis e l’Istituto Regionale della Vite e del Vino. Questo caso mi lascia con una sola considerazione da fare: viamo in un Paese in cui essere rapidi e tempestivi è un’utopia”. Sulle operazioni di salvataggio in estremis del vigneto si attende che si pronunci adesso l'assessorato al Territorio a cui è stato sottoposto il caso.
C.d.G.