“Le api ci stanno mandando messaggi chiari. Ma l’uomo non riesce a comprendere questo grido di allarme”.
A parlare è Carlo Amodeo, uno degli apicoltori più bravi e importanti d’Italia e l’unico possessore nel mondo delle api sicule in purezza, tra l’altro presìdio Slow Food. Con Amodeo parliamo del delicato momento che sta affrontando il comparto delle api e del miele. Che quest’anno ha visto un vero e proprio tracollo. “Ma in realtà – spiega l’esperto – da 4 anni ormai siamo in caduta libera. L’anno scorso pensavamo di aver toccato il fondo. Invece quest’anno è andata anche peggio e, vi dico la verità, siamo rimasti scioccati. Quello che mi fa paura e che mi fa pensare male e per cui noi apicoltori siamo davvero molto spaventati, è che questa cosa perduri e diventi incontrollabile”. Diamo i numeri, allora. La produzione di miele è scesa, in media, di 80 punti percentuali. Ci sono zone in cui praticamente non si è raccolto, con perdite superiori al 95 per cento. “Le piante quest’anno non sono andate in amore e quindi non hanno prodotto nettare – dice Amodeo – Le cause? Penso alle temperature, all’umidità, alla mancanza di una stabilità climatica consona al periodo. Di solito cominciamo con il mandorlo. E già avevamo avuto i primi segnali negativi. Fino a concludere con timo, eucalipto, castagno. Queste sono le ultime fioriture che stiamo perdendo. Le temperature estreme di questi giorni hanno abbrustolito i pochi fiori che erano rimasti. Tutto è andato a rotoli. Il nespolo è ormai quasi scomparso e non si riesce più a fare, abbiamo prodotto pochissimi chili di mandorlo, quasi nulla di sulla, arancio, millefiori, melata. Nessuna pianta, quest’anno, è riuscita ad andare in amore. Le situazioni climatiche sono diverse. Un esempio? Prima la brezza durava qualche giorno, adesso non c’è più. Ci sono continui sbalzi termici e i venti cambiano direzione continuamente. Anche quelli del mare. Chiedete ai marinai…”.
(Edy Bandiera)
Per l’ex assessore siciliano all’agricoltura Edy Bandiera, questa è una vera e propria calamità. Solo in Sicilia ci sono attive 1.200 aziende con oltre 125 mila alveari, facendo dell’Isola la terza regione italiana per numero di aziende e per produzione. “L’eccezionalità dell’annata, impone misure straordinarie, se non vogliamo lasciare nella disperazione i nostri valorosi produttori e se non vogliamo perdere questo patrimonio eccezionale, anche dal punto di vista della salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità – dice Bandiera – Conoscendo la sensibilità del Governo regionale e avendo precisa contezza della capacità del dipartimento agricoltura della regione siciliana, suggerisco di attivare l’iter di modifica dell’attuale Psr (cosa che già negli scorsi anni abbiamo realizzato più volte, con successo, andando incontro, concretamente, ad alcune emergenze che attanagliavano comparti importanti della nostra agricoltura), creando la sottomisura 10.1.i – “Apicoltura per la preservazione della biodiversità”, che consentirebbe di poter erogare aiuti economici che, in base alle economie presenti e ai fondi assegnabili, potrebbero avere importi da 22 a 40 euro ad alverare, con tetti di di 20-30 mila euro, per ogni singola azienda”.
Il paradosso? Che le api stanno bene. “Il problema è che non riesce a riprodursi bene – dice Amodeo – ma l’ape è un insetto dalla grandissima intelligenza. Loro capiscono le cose in anticipo e non si lasciano fregare. Hanno una sensibilità incredibile. Magari si sciama meno, ma sono certo che l’ape nera sicula, per esempio, ha memoria storica di questi eventi, che li hanno già dovuti affrontare. La cosa che mi ha fatto pensare è che abbiamo dovuto nutrire le api. Un danno economico oltre a quello della mancata produzione. Il problema è davvero grave”. Ma per Amodeo non si tratta di una questione tutta italiana: “Assolutamente no, è un danno per tutto il mondo – dice – Le api ci stanno avvertendo che c’è qualcosa che non va a monte, che l’uomo non riesce a comprendere e percepire. Perché si sa, l’uomo non è in grado di comprendere a fondo la natura. Continuiamo ad usare sostanze nocive, come diserbi e acaricidi e tutto il resto e credo che la natura si stia ribellando a tutto questo. Non più solo l’inquinamento da Co2, ma anche tutto quello che riversiamo nelle sorgenti, nei fiumi e nei mari. Il pianeta è in subbuglio e siamo al punto di non ritorno”. Ora per gli apicoltori è tempi di riflessioni: “Dobbiamo gioco-forza impostare di nuovo la nostra attività. Non possiamo più fare niente. Dobbiamo solo capire che serve tanto rispetto per Madre natura. Invece, noi, le stiamo facendo del male. E sta cercando di indicarci qual è la strada giusta da seguire. Ma noi non riusciamo a vederla. Siamo ciechi”.
Giorgio Vaiana