da Gallipoli, Annalucia Galeone
“Un'oncia di azione vale quanto una tonnellata di teoria” ha affermato Friedric Engels. Ebbene non tutti subiscono gli eventi in modo passivo, anzi rispondono con l'azione. A restare fermi si sa non succede niente. Questa è la strada che ha deciso di percorrere un olivicoltore salentino per cercare di contrastare il diffondersi della xylella.
“L'immagine del Salento è stata da sempre associata all'ulivo, universalmente considerato un “monumento della natura. È noto inoltre, che la Regione Puglia ha adottato specifiche norme di tutela che impediscono le speculazioni commerciali di detti 'monumenti' al di fuori dai confini regionali”.
A raccontare la propria esperienza è Giuseppe Coppola, proprietario dell'omonima azienda agricola che sorge a Gallipoli in località 'Li Cuti', una delle prime aree ad essere colpita dal batterio killer. L'azienda possiede 500 alberi di ulivo, molti sono ultra secolari.
Appare dunque evidente, che la difesa di queste piante, parte integrante del paesaggio, della cultura e della tradizione di questa terra, assume per la circostanza caratteristiche di un evento straordinario. L'esperienza maturata da agricoltori che tramandano la propria azienda sin dal 1489, la conoscenza delle necessarie nozioni tecniche insieme al supporto di adeguata consulenza agronomica, ci spingono ad effettuare oltre alle tradizionali pratiche di coltivazione, ulteriori interventi, straordinari ed improrogabili, indispensabili per verificare ogni valido e, a nostro avviso obbligatorio, tentativo di salvaguardia del patrimonio olivicolo nel territorio interessato dalla malattia.”
“Per un anno intero abbiamo 'attinto le necessarie risorse' dal comparto turistico della nostra attività destinandole alla lotta alla xylella – sottolinea Coppola -. Ritengo che le risorse regionali debbano essere concentrate sulla ricerca di una soluzione sia essa la cura delle piante o lo studio di nuove varietà resistenti al batterio e a sostegno degli agricoltori che attuano tutte le misure necessarie previste dal piano Siletti”.
Per combattere l'avanzata dell'infezione l'azienda ha adottato delle misure straordinarie che vanno oltre le cosiddette buone pratiche agricole e si distinguono in: interventi di potatura straordinaria differenziata a partire da una drastica riduzione della chioma al fine di evitare al minimo il punto di contagio fino al cosiddetto taglio al ciocco per le piante già interessate dall'infezione; distruzione sul posto del materiale da rimonda attraverso il fuoco indispensabile per la sterilizzazione del terreno interessato; trattamento fitosanitario fogliare con prodotti adeguati a combattere l'insetto vettore e per il rafforzamento delle difese della pianta; concimazione straordinaria finalizzata a sostenere ed intensificare l'attività microbiologica del terreno; aratura del terreno ad una profondità di 35 centimetri per facilitare ossigenazione dell'apparato radicale. “Naturale conseguenza delle obbligatorie operazioni colturali straordinarie è la pluriennale perdita di reddito dovuta alla mancata produzione delle piante interessate che, in considerazione dell’età media delle piante è da considerarsi pari a sette chili di olio per pianta”, prosegue Giuseppe Coppola. C’è speranza e volontà Istituzionale di trasformare la catastrofe xylella in una opportunità di riqualificazione del comparto?
Se le risorse sino ad ora stanziate fossero state destinate agli agricoltori per poter effettuare i lavori necessari adottando le stesse pratiche agricole in tutto il territorio, oggi si potrebbe sperare? L’intero comparto esige delle risposte. “Mettiamo a disposizione del mondo scientifico e delle istituzioni la nostra esperienza”, conclude Coppola.