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Il caso

Lo squilibrio geografico della Fivi

25 Novembre 2015
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Oltre l'80 per cento dei vignaioli indipendenti è concentrato al Centronord.  Uno spunto di dibattito per i giorni del mercato di Piacenza

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(L'infografica che mostra la suddivisione geografica delle cantine appartenenti alla Fivi)

I vignaioli indipendenti sono un format di successo. Un raro esempio di un fare sistema che parte dal basso. 

Per chi conosce l'acronimo Fivi sa bene che spesso si abbina a volti solari e appassionati che fanno vino molto buono, che non cerca scorciatoie e si lega come poche cose al territorio. Giusta e lungimirante l'intuizione di un gruppo di imprenditori vignaioli veri e tenaci guidati da Costantino Charrère, che per due mandati è stato il presidente.

Dal 2013 la federazione è presieduta da Matilde Poggi de Le Fraghe di Bardolino, dalla scorsa primavera anche vice presidente della Cevi, la confederazione europea dei vignaioli indipendenti. Inutile dire che Fivi svolge un lavoro importante. Ed è anche per questo che non possiamo non notare che a 7 anni dalla fondazione la Fivi resta un gruppo molto nutrito di vignaioli, tutto o quasi concentrato nelle regioni del centro nord Italia. Su 900 produttori associati, ben 777 fanno parte di dieci regioni dalla Toscana verso nord. Le restanti 123 sono sparse per le altre regioni dello Stivale a sud della Toscana. È vero che il Centronord raggruppa in termini numerici più cantine e più vignaioli, basterebbe sfogliare una guida ai vini per averne la conferma tra Piemonte, Toscana e Veneto. Ma lo squilibrio geografico è troppo forte.

Basta dare un'occhiata alla nostra infografica per toccare con mano il distacco. Sarà pure colpa dei vignaioli del Centrosud poco avvezzi a credere alle forme di associazionismo ma discuterne non sarebbe male. Anche perchè il lavoro della Fivi ha obiettivi nobili. E condividerlo con tutta l'eno-Italia sarebbe un bel risultato. Magari nei giorni dell'imminente mercato di Piacenza quando si radunano tantissimi vignaioli indipendenti.

F.C.