La puntata di Report sulla pizza (cliccare qui) non poteva non sollevare polemiche e scatenare piogge di commenti.
Ieri su Twitter e Facebook, il day after, c'è stato un proliferare no-stop di twit e post di gourmet, giornalisti di settore, appassionati, e dei pizzaioli stessi, tra cui alcuni degli intervistati nel servizio di Iovine, come Gino Sorbillo. Tutti a replicare, dibattere sulla qualità della pizza napoletana e su quanto trasmesso dalla Gabanelli.
Il pubblico degli internauti si è spaccato in due sull'argomento, la pizza è un argomento su cui il popolo della rete ha partecipato con pathos. Tra chi ha espresso critiche alla trasmissione, tacciata di avere confezionato “un vero e proprio attacco” all'icona del made in Italy e alla categoria dei pizzaioli, è stato anche i l'Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno di Portici. Ha analizzato tre pizze provenienti da forni diversi, proprio come è stato fatto per il servizio. Ma i risultati, stando a quanto comunica in una nota, sono stati ben diversi.
” Le pizze, analizzate nel loro insieme – ''perché non è che si mangia solo il bruciato sottostante'', dice Antonio Limone, commissario dell'Istituto – non contengono una quantità tale di cancerogeni da destare preoccupazione. Con carte alla mano, Limone ha mostrato, in un incontro organizzato dall'Associazione verace pizza napoletana, che la quantità rilevata di benzoapirene, sostanza cancerogena, è ''inferiore a 0,5 nanogrammi per grammo'', a fronte dell'1,51 indicato da Report.
''Analizzando l'intero prodotto, e non solo la parte nera, dopo averlo 'frullato' – afferma – i risultati sono quelli ottenuti nei nostri laboratori''. Come per il benzoapirene, lo stesso vale per le altre sostanze cancerogene i cui valori, sommati, ''non arrivano al limite massimo previsto'' che, in base al regolamento europeo (n.835/2011 sui tenori massimi di idrocarburi policiclici aromatici nei prodotti alimentari) è di 30 nanogrammi per grammo. L'istituto dimostra quindi che “La pizza non solo è buona, ma non è nociva per la salute”.
Il primo a spezzare una lancia a favore è stato il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, che ha annunciato che per pranzo ne avrebbe mangiato una. ''La difendo perché è una nostra eccellenza – dice – è storia, una nostra specialità''. Ovviamente i controlli devono essere effettuati ''sui forni o sui prodotti'', ma questo ''vale anche per la piadina o i ravioli''.