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Il caso

L’Istituto Vite e Vino appeso a un filo

27 Febbraio 2014
irvos irvos

L'Istituto Vite e Vino è appeso a un filo.

Il futuro è molto incerto, le sorti di quest'ente unico in Italia, che oggi ha aggiunto al proprio lavoro anche quello sull'olio siciliano, sono strettamente legate alle decisioni che la politica siciliana prenderà in questi giorni con l'approvazione della Finanziaria bis. Come è noto il commissario dello Stato ha impugnato una serie di articoli della legge finanziaria lo scorso gennaio. E fra questi anche quelli relativi allo stanziamento dei fondi per consentire il funzionamento dell'Istituto. Circa sei milioni di euro che per tutto l'anno sarebbero serviti a svolgere le varie attività: certificazione dei vini doc, ricerca, promozione e il pagamento degli stipendi di circa settanta dipendenti. I sei milioni, più o meno lo stesso stanziamento per il 2013, dopo la bocciatura di parte della Finanziaria, sono diventati circa 645 mila. Pochi. Troppo pochi.

Non entreremo nei meandri della politica, non vogliamo chiederci perché i fondi dell'Istituto Vite e Vino, oggi Irvos, siano stati calati sotto la voce crediti esigibili e pertanto a rischio di bocciatura a parte del commissario dello Stato. Semmai oggi c'è da chiedersi se la politica siciliana ritiene che l'Istituto vite e vino sia un carrozzone mangia soldi come tanti, oppure un ente regionale funzionale allo sviluppo dell'Isola, essenziale per il mondo del vino e dell'olio, in grado di produrre profitti (l'anno scorso dalle attività di controllo e certificazione delle Dop e Igp isolane  è arrivato oltre un milione di euro) e pertanto un asset di cui una parte del sistema agroalimentare siciliano ha grande bisogno. Noi siamo per quest'ultima ipotesi. L'istituto vite e vino organizza le fiere in Italia e dall'estero, è un ente attuatore dei fondi Ocm per la promozione (molto importanti per le cantine) è un ente di ricerca riconosciuto dalla Regione Siciliana, ma soprattutto svolge un fondamentale lavoro di certificazione per il vino e per l'olio. In particolare per il vino, con l'avvento della Doc Sicilia, oggi una denominazione di origine controllata ormai tra le più importanti d'Italia soprattutto per i grandi numeri che rappresenta. Inoltre svolgerà funzioni di controllo per la prossima Igp Sicilia Olio Extra Vergine d’Oliva. 

Oggi l'Istituto ha bisogno per il suo futuro di almeno cinque milioni. E al momento nessuno conosce l'importo previsto dall'assessore all'Economia Luca Bianchi che sarà calato nella Finanziaria bis. Legge che poi dovrà essere sottoposta al voto del Parlamento siciliano, un passaggio non facile visto che in Aula le decisioni del governo Crocetta sono state messe a dura prova con frequenti bocciature. 

La nostra domanda: al mondo del vino e dell'olio interessano le sorti del'Irvos? Gli imprenditori stanno facendo sentire la propria voce? Quelli rappresentati dal lavoro dell'Irvos sono interessi diffusi? Se ci sono e credono in quest'ente forse è ora che battano un colpo. In ballo c'è un pezzo dell'economia e delle prospettive della Sicilia. Vino e olio che, grazie al lavoro di questi ultimi lustri, il resto del mondo comincia ad invidiare. Forse sarebbe il caso di non perdere quest'opportunità.

C.d.G.