Finisce in una bolla di sapone il caso dello chef stellato Aurélien Largeau che era stato licenziato dal prestigioso Hôtel du Palais, il cinque stelle della catena Hyatt a Biarritz, nella zona basca della Francia perché accusato di aver maltrattato il suo aiuto-cuoco di fronte all’intera brigata (leggi questo articolo>). L’accusa parlava di atti di nonnismo anche violenti. Lo chef aveva sin da subito smentito queste accuse. Ma il processo, anche mediatico, era proseguito senza sosta. Ora arriva la risposta del procuratore della Repubblica del tribunale di Bayonne, Jerome Bourrier che ha parlato di una “messinscena senza rilevanza penale“. Anzi uno “scherzo tra amici”.
Alcune immagini girate sui social (e poi rimosse) risalenti al 9 dicembre mostravano il giovane commis nudo e legato a una sedia. “Aveva una mela in bocca e una carota nel fondoschiena”, era stata la colorita testimonianza di alcuni colleghi presenti alla scena. La storia, in poco tempo, aveva fatto il giro dei quotidiani internazionali. Prima ancora che la giustizia si muovesse, la direzione dell’Hotel du Palais aveva licenziato lo chef. Dopo le giustificazioni dello chef, anche il commis aveva dichiarato che si trattava di uno scherzo tra amici a cui si era sottoposto consenzientemente, in occasione del suo ultimo giorno di lavoro nella struttura. Ora arriva il punto definitivo da parte della giustizia francese. In un comunicato pubblicato sui social network, la procura transalpina ha spiegato che, dopo un’indagine condotta con celerità a causa della grande diffusione mediatica del caso, non sarebbero stati trovati elementi di rilevanza penale: “Abbiamo deciso di avviare un’indagine preliminare – si legge nel documento – allo scopo di verificare la veridicità di queste informazioni e l’esercizio di una forma di costrizione che possa essere stata esercitata nei confronti di un dipendente, di cui le immagini erano state diffuse sui social network. È stato rapidamente chiaro che quest’ultimo, che si era del resto astenuto dallo sporgere denuncia, si trovasse nel mezzo di una messinscena organizzata in occasione del suo ultimo giorno di lavoro nella struttura. In un contesto ludico. Da colloqui e indagini condotti sotto l’autorità del mio ufficio risulta che nessun atto di costrizione, obbligo, aggressione sessuale o violenza sia stato esercitato da parte di nessun membro del personale presente e in particolare dallo chef, a cui responsabilità è stata diffusamente attribuita, violando la presunzione d’innocenza”.