Mozzarella fresca “italiana” prodotta a Dubai da italiani.
E' quello che documenta il servizio mandato in onda pochi giorni fa dalla Cnn su una case history di successo per spiegare il boom che il Made in Italy sta vivendo negli Emirati Arabi. L'azienda fondata due anni fa da imprenditori italiani produce nel secondo emirato più grande ben 30 tonnellate di formaggio fresco al mese, oltre la mozzarella anche la ricotta e la burrata, e in 24 mesi ha raddoppiato la produzione. Non volendo chiamare in causa il metodo di lavorazione che, come si evince dalle riprese, sembrerebbe non avere elementi controversi per essere messo in discussione, siamo però dinnanzi all'esempio clamoroso di una problematica che preoccupa, anzi allarma, non poco produttori, consorzi e associazioni dei consumatori. La riproduzione delle icone della tradizione gastronomica italiana all'estero, trattate al pari dei prodotti della moda fabbricati in capannoni del sud est asiatico o in europa, è uno dei punti su cui ultimamente si sta dibattendo di più in merito alla tutela del Made in Italy, alla difesa dell'origine del prodotto italiano.
In questo video, a parlare come portavoce dell'azienda è la general manager Maria Luisa Panzica. Al giornalista commenta i punti di forza della loro produzione: freschezza garantita ogni giorni con latte locale (come riporta lo stesso marchio Italian Diary Production) e know how italiano. A guidare, infatti, il personale addetto alla lavorazione dei formaggi è un giovane casaro, Alessandro Nicotra. Il montaggio mostra le fasi principali della produzione ed emerge il marchio sui camici, sulle confezioni e sul camioncino delle consegna che vagamente ricorda quello del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana (riporta, infatti, la testa di una vacca da latte e i colori rosso e verde della bandiera italiana). La qualità dei prodotti è ribadita a più riprese dall'intervistata, ma le conseguenze dell'esternalizzazione del Made in Italy, è inevitabile dirlo, qui emergono tutte nero su bianco.
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