Ci sono in giro più casse di Château Lafite annata 1982 contraffatte che quelle realmente prodotte.
In Cina le griffe del vino continuano ad attrarre i consumatori, e quelle francesi sono le più imitate. Non sono pochi i bar e i ristoranti del Paese della Grande Muraglia dove circolano tantissimi “fake”. Il mercato dei falsi continua a crescere, continua ad assicurare cifre da capogiro. Il cinese, tutt'altro che educato e sensibilie alla qualità del vino, va dietro la marca. I passi che si starebbero facendo adesso per promuovere la cultura del vino in terra cinese da parte di cantine, istituti del vino e del commercio o enti europei e di mezzo mondo ancora danno piccoli risultati, e comunque parliamo di progessi che si stanno facendo in una “micronicchia”, se così possiamo dire, rispetto alla enorme massa di potenziali consumatori di vino che vanta il Paese.
La forza dei falsi la denuncia un report pubblicato su Reuters. La scelta d'acquisto si orienterebbe poi sul prezzo, più costano le bottiglie più vengono comprate. I fine wine sono gli status symbol di questi ultimi tempi in Cina. Confermato anche dai numeri e dai record battuti nelle più importanti aste che si sono tenute ultimamente e che ha visto ricchi compratori cinesi aggiudicarsi lotti prestigiosi, per non parlare dell'exploit degli acquisti di Chateau e Domaine in Francia da parte da facoltosi wine lover.
Se i cinesi sono abili nel falsificare, lo stesso talento lo dimostrano nella creatività. E così si sbizzarriscono nel proporre i nomi di etichette che ammiccano alle originali confondendo il consumatore ignaro e poco indottrinato sul vino. Nello storico ne figurano tantissimi. Ma ne ricordiamo qualcuno più recente. Così Chataeu Lafite diventa Château Lafite, o Chateau Mouton-Rothschild si tramuta in Mouton&Sons o Edouard Mouton. Però i vini che vengono dalla Francia non sono i soli ad essere i più contraffatti, anche le etichette di punta dell'Australia cadono vittime di questo mercato. Penfolds, l'azienda fondata nel 1844, tra i big del gotha enologico del continente, diventa in etichetta Panfaids.
Come riporta il giornale, molte bottiglie originali verrebbero riempite e poi chiuse con tappo di sughero e alluminio. Chiaramente individuabili come falsi ma non dai tanti cinesi non esperti. Nel frattempo si stanno trovando metodi per contrastare tale fenomeo, ricordiamo la task force messa su dal Governo cinese e che si avvale anche della collaborazione di Enoteca Italiana (per leggere l'articolo cliccare qui) o ancora la distruzione delle bottiglie originali una volta aperte, rimedio adottato ultimamente da molti ristoratori e gestori di locali che hanno in carta le prestigiose bottiglie. Ma le stesse cantine si starebbero armando contro i falsari. Propri Château Lafite ha studiato un sistema di identificazione delle etichette finte che però non ha reso noto.
C.d.G.