di Annalucia Galeone
Si sta mobilitando tutta la Puglia contro la decisione della Regione siciliana di autorizzare nell’Isola anche la coltivazione del Primitivo.
Un’autorizzazione che, in realtà, è datata 9 agosto 2019 e che in Puglia si scopre solo ora. A sollevare il polverone Dario Stefàno, vicepresidente del Gruppo Partito Democratico al Senato ed ex assessore regionale all’agricoltura proprio in Puglia con l’ex presidente Nichi Vendola. Una cosa è sicura: il Primitivo è il vitigno “principe” in Puglia con oltre 4.500 ettari coltivati nell’areale di competenza della Doc Primitivo di Manduria e circa 150 per la Doc Primitivo Gioia del Colle. Solo la Doc Primitivo di Manduria ha un potenziale di produzione di 25 milioni di bottiglie. In queste zone il Primitivo ha trovato il terroir ideale. Qui, con caratteri e sfumature molto differenti esprime al meglio le proprie potenzialità, dando luogo a importanti realtà enologiche famose e apprezzate in tutto il mondo, tanto che la considerazione e il prestigio sono in costante crescita. Il successo ha suscitato l’interesse economico ad estendere l’allevamento al di fuori del territorio di elezione. Nel 2009 il Ministero per le Politiche Agricole, con un apposito decreto, aveva autorizzato la coltivazione del Primitivo anche in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Sardegna e Umbria. E lo scorso anno, con un decreto un po’ passato in sordina, anche la Regione siciliana aveva autorizzato l’impianto e la produzione del Primitivo assieme ad altre varietà cosiddette “reliquia”. La questione è stata sollevata con una nota di Dario Stefàno. Al momento non si registrano interventi da parte del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha anche la delega all’Agricoltura.
(Dario Stefàno)
“E’ da considerare un abuso, una insopportabile mistificazione che offende le autoctonie, la storia produttiva e la tradizione di un intero territorio – scrive Dario Stefàno – Ho depositato un’interrogazione urgente al ministro Teresa Bellanova (che tra l’altro è anche pugliese, ndr) perché si attivi al fine di rimediare ad un provvedimento varato dalla Regione siciliana che rompe quel legame tra storicità e produzione nei territori e di cui il vino è e deve continuare ad essere espressione. Con questa interrogazione, invito pertanto il ministro a dare urgentemente risposta non solo ai produttori pugliesi, ma all’intero sistema vitivinicolo italiano perché questo caso potrebbe creare un precedente pericolosissimo per la tenuta del valore delle autoctonie. Trovo, poi, altrettanto grave il silenzio assordante della Regione Puglia se, come immagino, è stata informata per tempo di questo pernicioso provvedimento”.
(Massimo Tripaldi)
Sull’argomento Assoenologi sezione di Puglia, Basilicata e Calabria sollecita un urgente approfondimento. “Si tratta di un’azione fatta in sordina – sottolinea il presidente Massimo Tripaldi – La Sicilia ha inserito il primitivo nell’elenco dei vitigni autorizzati, dopo una sperimentazione di tre anni e punta al riconoscimento nella denominazione Igp Terre di Sicilia. E’ un’iniziativa puramente commerciale. E’ in fase d’arrivo la nuova normativa sull’etichettatura, dobbiamo vigilare per escludere escatomage e glissare sugli attuali limiti. Siamo convinti sostenitori della tutela della storicità e territorialità dei vitigni, ne parliamo da anni, non avalliamo tale situazione, metteremo in campo ogni azione necessaria. E’ mancata una politica di tutela delle denominazioni occorre rivedere le strategie vitivinicole”.
(Mauro Di Maggio)
“Giù le mani dal Primitivo – dice il presidente del consorzio Doc Primitivo di Manduria Mauro Di Maggio – E’ un vitigno identitario che traina tutto il sistema vitivinicolo e turistico della Puglia. Faremo tutto il possibile e ci appelleremo presso gli organi competenti per far annullare questa disposizione”. Per quello che si sa l’Istituto regionale Vino e Olio di Sicilia ha avviato la sperimentazione del Primitivo con un progetto del Ministero negli anni ’90, finanziato tra l’altro dallo stesso Ministero. Il progetto è durato oltre dieci anni, poi è stato un po’ accantonato. In tempi più recenti è stato riaperto il dossier anche perché da più cantine siciliane è stato manifestato il desiderio di coltivare Primitivo nell’Isola. Tra l’altro il risultato della sperimentazione effettuata in un vigneto di contrada Biesina a Marsala sembra che abbia dato risultati più che soddisfacenti. Da lì la decisione di autorizzare la coltivazione con il decreto dell’agosto scorso.
(Nicola Insalata)
“Questa azione della Regione siciliana mette a repentaglio anni e anni di nostri sacrifici per valorizzare la storia, la cultura e le tradizioni della Puglia – dice Nicola Insalata, presidente dela consorzio Primitivo di Gioia del Colle – Non vorremmo che questa sia solo una manovra commerciale che non si giustifica e ci auguriamo che la regione Puglia metta in atto tutte le iniziative per bloccare questo decreto”. Domani è prevista una presa di poizione dei maggiori consorzi di vino pugliesi contro il decreto della Regione siciliana.