di Salvo Foti
Oggi sono in molti a parlare di vini etnei. Ma solo poco tempo fa, in tempi non sospetti, eravamo in pochi a credere nell’Etna, alle sue vigne, ai suoi vitigni, alla particolare eleganza dei suoi vini.
Spesso eravamo additati come “i poveri” dell’enologia siciliana. L’enologia che contava era un’altra e nella parte apposta dell’isola, e tutti erano concordi con questo: enologi, produttori, giornalisti, critici, guide e tanti consumatori. Nessun importante produttore, enologo di fama, allora, si sognava di venire a impiantare vigne e fare vini sopra un vulcano attivo.
Quindi, se questa notorietà odierna è il prodotto di un cambiamento, sicuramente non siamo noi etnei coerenti che siamo cambiati. Noi continuiamo a fare quello che abbiamo da sempre fatto: i vini etnei. La nostra non è moda.
La moda, almeno che non abbia una durata centenaria, non può essere compatibile con la viticoltura. In questo momento tutti hanno qualcosa da dire o sanno dire sull’Etna enologica. L’Etna è sulla bocca di tutti. Adesso. Questa “esplosione di interesse” è soprattutto dovuta la fatto che noti personaggi del mondo del vino, e non solo, si sono interessati al nostro vulcano. Ovviamente il grande pubblico, la massa, s’incuriosisce, è avido di queste novità. Spesso non è tanto l’Etna che desta curiosità, ma il fatto che dei noti personaggi s’interessano ad essa. Questo può diventare un problema nel momento in cui, chi investe sull’Etna, non fa dei vini etnei, ma solo dei vini sull’Etna. E’ da capire quanta di questa gente che, sovente in modo chiassoso, spende belle parole e si propone con importanti progetti vitivinicoli, studi scientifici e altro, lavora con l’obiettivo di fare dei vini che siano veramente l’espressione di questo territorio. Oppure, sfruttando la “Montagna”, il suo fascino, l’antichissima viticoltura, i particolari vigneti, viene solo a imporre il proprio modello produttivo. Viene a colonizzare l’Etna. In certi casi per rifarsi una “verginità”, persa o mai avuta, da produttore autoctono, territoriale.
Produrre dei vini territoriali va aldilà dalla qualità dei vini”. Sull’Etna significa produrre un vino nel rispetto del territorio, dell’ambiente e dell’Uomo. Il vero produttore di vino etneo non può prescindere dall’impegno di migliorare e conservare il territorio su cui opera. E quindi lo sforzo maggiore deve essere fatto nel vigneto. Nella sua cura, nella sua compatibilità ed eco sostenibilità. Impiantare e curare un vigneto deve significare il recupero ed il mantenimento del territorio, attraverso quei lavori e gesti antichi etnei, che sull’Etna sono fondamentali per il raggiungimento dell’eccellenza qualitativa vitivinicola e per la salvaguardia del paesaggio. Coltivare la vite ad alberello, il recupero delle terrazze, dei piccoli fabbricati rurali e, se ci verrà di nuovo consentito, l’uso dei nostri palmenti etnei per la vinificazione, significa dare continuità ad una civiltà vitivinicola antichissima, custodire e creare reddito sostenibile per noi e per le generazioni future.
E’ questo il fine dell’opera che I Vigneri, professionisti etnei della vigna, che si ispirano ad una Maestranza di Viticoltori fondata sull’Etna nel 1435, da oltre ventanni svolgono sull’Etna da sempre, senza nessuna moda.
A noi piace pensare il nostro lavoro come in una vecchia vite ad alberello, con le radici ben salde e profonde nel passato e la parte aerea nel presente, capace però ogni anno, con la giusta potatura, di rinnovarsi e dare i suoi buoni frutti.