Che la Sicilia fosse tra le regione più colpite dagli incendi è un fatto risaputo.
Un triste primato che colpisce ogni estate l’isola, ma a preoccupare quest’anno sono soprattutto le condizioni della provincia di Catania che da giugno si trova nella morsa degli incendi boschivi. Tuttavia, il dato più preoccupante riguarda l'effettiva dannosità dei focolai che hanno letteralmente ‘mangiato’ 1.232 ettari di superficie boscata, quasi un terzo della superficie nazionale vittima degli incendi si trova in Sicilia. Nel complesso, 2.323 ettari sono stati percorsi dal fuoco mandando in fumo ettari di boschi e parte della macchia mediterranea alimentati soprattutto dalle alte temperature e dal forte vento che ne rende difficile il contenimento delle fiamme e il loro spegnimento. Dati allarmanti che inquadrano però la situazione attuale che si vive in Sicilia. E quando, non è la Natura a provocare gli incendi è la mano dell’uomo a creare il maggior danno, soprattutto a causa di antiche pratiche portate avanti dai pastori, perpetuata ogni anno per rinvigorire con il fuoco il terreno e assicurarsi un buon pascolo per l’inverno. Un’usanza frutto dell’ignoranza e che spesso sfugge al controllo di chi provoca gli incendi bruciando tutto ciò che c’è intorno.
E così, non passa giorno che non giungano alla centrale operativa dei vigili del fuoco di Catania centinaia di richieste di pronto intervento, di cui l’83% delle richieste su tutto il territorio nazionale per l’intervento dei canadair arriva proprio dalla Sicilia. Una situazione limite che mette in ginocchio non solo ettari di foreste ma che non ha risparmiato nemmeno le vigne in un momento delicato come quello della vendemmia.
Già due anni fa il territorio dell’Etna si era organizzato con un programma ad hoc per prevenire il fenomeno che ogni anno distrugge interi vigneti. Un’azione di concerto che ha visto interagire tutte le forze politiche: i Comuni, la Protezione Civile, la guardia forestale, il consorzio Etna Doc con il presidente Giuseppe Mannino in prima linea a difesa del territorio, la polizia provinciale e l’Ente parco dell’Etna. «Anche quest’anno la provincia di Catania è stata colpita duramente dai molteplici incendi che da giugno hanno colpito l’intera zona – ha spiegato Vincenzo Lo Mauro dell’azienda Passopisciaro -. L’Etna è un territorio meraviglioso che da anni produce eccellenze enologiche e dovrebbe essere il fiore all'occhiello del turismo siciliano. Invece, sembra che il vulcano sia una terra di nessuno. Ci sono stati incendi anche sopra i mille metri e questo fa riflettere molto: quali interessi possono esserci per colpire una zona boschiva come il parco dell’Etna? Sembra che tutto sia lasciato al solo impegno della Protezione Civile e dei Canadair che battono la zona da tre mesi, ma questo prima che essere un problema della Sicilia è un problema di coscienze».
L'ignoranza, l'incuria e l'indolenza, secondo molti produttori vitivinicoli, sono la causa di questa situazione che si protrae da decenni e che sta impoverendo il territorio e l'Etna purtroppo non sfugge a questa regola: l'Etna, simbolo della Sicilia che produce, va protetto e custodito. E prima ancora va amato.
Roberto Chifari