La Francia fa gola ai cinesi. Dal 2008 a oggi, ben 17 piccoli chateau sono stati acquistati dai nuovi ricchi del Paese della grande muraglia.
In un periodo non facile per i piccoli produttori di Bordeaux, che spesso faticano a vendere la totalità della propria produzione su un mercato dominato dai grand cru e mancano della capacità per conquistare clienti sul nuovo mercato, gli investitori cinesi si presentano spesso come i salvatori delle imprese, acquistando l’intero chateau e consentendo di proseguire la coltivazione delle vigne e la produzione di vino.
Pioniere di questa tendenza era stato, nel 1997, il finanziere di Hong Kong Peter Kowk, che si era regalato lo Chateau Haut-Brisson, nell’area di produzione del
Saint-Emilion. Negli ultimi anni Duemila, lo hanno imitato il conglomerato Longhai, basato a Qingdao, che ha comprato il Chateau Latour-Laguens nel 2008, un’altra holding di Hong Kong, A&A International, nel 2009 e un anonimo miliardario di Dalian, porto della Cina nordorientale sul Mar Giallo, nel 2010.
Il vero boom, però, è arrivato dalla fine del 2011 a oggi. L’invasione cinese, però, non sembra spaventare i vignaioli di Bordeaux, che sono ormai abituati alle ondate di stranieri che fanno a gara per accaparrarsi i loro piccoli domaines: prima erano stati gli inglesi, poi gli olandesi, ancora dopo i belgi, che restano i più numerosi.