Alla fine il Tar ha dato ragione all’Igt Isola dei Nuraghi. Si potranno indicare in etichetta i nomi dei vitigni “Vermentino, Carignano, Malvasia, Monica, Moscato e Vernaccia”.
Piccolo passo indietro. La scorsa estate la Regione Sardegna aveva approvato la richiesta di modifica del disciplinare proposta proprio dall’Igt Isola dei Nuraghi che aveva chiesto di poter indicare in etichetta i nomi dei vitigni con cui si producono i vini. Una modifica che non era piaciuta ai consorzi di alcune Doc e Docg della Sardegna (Consorzio di Tutela del Vermentino di Gallura Docg, Consorzio di Tutela del Vermentino di Sardegna Doc, Consorzio di Tutela Vini di Alghero Doc, Consorzio di Tutela del Vino Carignano del Sulcis Doc) che avevano unito le forze e, difesi dall’avvocato Alessio Vinci, avevano proposto ricorso al Tar.
“Per noi è stato veramente difficile renderci conto che la Regione, senza fare polemiche, non fosse riuscita ad organizzare un tavolo per provare a farci mettere d’accordo – dice Daniela Pinna, presidente del consorzio Vermentino di Gallura Docg che rappresenta 50 cantine, 1.500 ettari di vigneti e una produzione di 5,5 milioni di bottiglie – Noi fin dall’inizio avevamo detto di non esere contrari alle richieste di modifiche del disciplinare da parte dell’Igt, ma avevamo chiesto di parlarne per fare la nostra proposta”. I consorzi, infatti, chiedevano che il nome del vitigno fosse indicato in piccolo nel retroetichetta: “Se da parte dell’Igt, rappresentata da pochissimi produttori della Sardegna, c’era questo tipo di esigenza commerciale – prosegue Pinna – noi non ci saremmo mai opposti. Ma è chiaro che la dicitura, ad esempio “Vermentino” sul fronte etichetta, rappresenta un inganno per i consumatori. Speravamo che il Tar bloccasse tutto per poterci incontrare e chiarire. Invece la politica non ha sentito l’esigenza di sentire democraticamente i produttori dei consorzi, ha deciso a prescindere”.
Per il presidente Pinna, la questione non è la qualità dei vini: “Io non ho mai detto che i vini Doc o Docg sono più buoni di quelli Igt – spiega – Chiedo che ci sia chiarezza. Che si indichino tutti i vitigni utilizzati e in quali percentuali. Non credo che l’Igt avesse l’esigenza di produrre Vermentino. Ma ne capisco anche il motivo. Noi però abbiamo dei protocolli molto rigidi da seguire, con rese bassissime (80/90 quintali per ettaro), nessuna irrigazione, se non quella di soccorso (chi può farla, perché molte cantine non hanno gli impianti). Per questo volevamo discuterne prima. Ricorso al Consiglio di Stato? Non lo so ancora. Non abbiamo ancora fatto riunione con i soci. Ma credo che ci rifiuteremo. Ormai abbiamo capito l’andazzo. Questi soldi li investiremo in promozione”. Sulla decisione del presidente del Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardegna Marco Lensi, pare che abbia influito la decisione presa qualche tempo fa a favore della cantina siciliana Duca di Salaparuta che aveva fatto ricorso contro la Doc Sicilia e l’associazione dei produttori della Igt Terre Siciliane che di fatto vietano l’utilizzo in etichetta dei nomi dei vitigni Grillo e Nero d’Avola nei vini Igt (leggi questo articolo>). Qui, però, si attende già la sentenza del Consiglio di Stato.
In Sardegna la politica regionale era schierata nettamente a favore della Igt. Qualche tenpo fa l’assessore regionale sardo per l’agricoltura Gabriella Murgia, aveva specificato che la modifica al disciplinare della Igt non era teso a determinare un livellamento verso il basso delle produzioni, “ma a dare la possibilità alle produzioni di vini senza Doc di essere prodotti come Igt, permettendo un incremento percentuale del trend già positivo delle produzioni di vini di qualità della Sardegna”. Ora non siamo riusciti a contattarla.
G.V.