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Il caso

Gran Selezione Chianti Classico. Giornalisti e critici: strada giusta ma…

18 Febbraio 2014
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da Firenze Francesca Ciancio

Super cru, top Chianti Classico, alta gamma del Gallo Nero?

Cosa di preciso sia la Gran Selezione, è questione aperta nelle giornate dedicate alle anteprime Toscane 2014 e in particolare durante gli assaggi del Chianti Classico alla stazione Leopoda. Infatti quest'anno, sul lungo banco delle bottiglie in assaggio, c'è una zona riservata  solo a loro, 39 aziende del Gallo Nero che presentano la loro Gran Selezione, ovvero il vertice di una piramide che vede alla base i Chianti Classico di annata e più su le Riserve. Per poter rientrare nella categoria, i vini devono invecchiare almeno 30 mesi (di cui almeno tre in bottiglia) e provenire dai vigneti di proprietà dell'azienda. Dal punto di vista organolettico, si punta alla “materia” migliore che si possa trovare tra i filari. Pare  che la commissione giudicatrice sia stata particolarmente rigida (in 90 hanno presentato i campioni). Il disciplinare è entrato in vigore lo scorso 29 gennaio, quindi la sua applicazione, al momento, è retroattiva. Diversi 2010, pochi 2009 e qualche 2011 in anteprima. 

Abbiamo raccolto un po' di pareri ” a caldo” tra i giornalisti/ degustatori presenti alla Leopoda. Per tutti la domanda è stata: ” Cosa ne pensi della Gran Selezione?”

Othmar Kiem  – Falstaff : “Partenza difficile direi. Mi aspettavo la presenza di altri nomi al debutto, come quello di Fattoria di Felsina o Isole e Olena. E  poi stride un po' il numero delle bottiglie. Le aziende che l'hanno presentata sono tutte sotto le centomila bottiglie, mentre da solo Ruffino ne fa 500 mila. Sarebbe stato meglio un maggiore bilanciamento”.

Anna Di Martino – Il Mondo: “Partenza difficile, ma la strada è tracciata. Bisognerà comprenderne l'evoluzione e in particolare il legame che potrà instaurarsi con i comuni e le frazioni del territorio”.

Veronika Crecelius-  Weinwirtschaft: “Un po' di dubbi non mancano. Mi aspetto che molte altre aziende si cimentino con la Gran Selezione. Comprendo che alla base c'è un grande sforzo per differenziarsi dal Chianti generico. Evidenzierei due cose positive: si ripulisce il mercato dello sfuso, a causa dell'obbligatorietà della certificazione e inoltre i Chianti Classico invenduti smetteranno di essere riciclati come riserve, poco tempo dopo”.

Isao Miyajima – Wineart: “Mi sembra un tentativo. Dipende molto da come sarà gestito”.

Andrea Gori – Intravino: “La qualità dei vini complessiva è altissima e quelli che sono espressione di una vigna sono davvero territoriali. Se è un primo passo verso una reale zonazione, ben venga questo step della Gran Selezione. Io lo interpreto come un supertuscan del Chianti Classico. A risentirne credo saranno le Riserve, già in crisi di vendite e inoltre non sarà semplice spiegarlo agli stranieri. Mentre sulle vendite vedo più avvantaggiato il mercato estero che quello italiano, ancora in contrazione sui vini di pregio”

Giancarlo Gariglio – Curatore guida Slow Food: “La mancanza di un legame con le denominazioni comunali lascia noi di Slow Food piuttosto perplessi. L'idea di un prodotto integro incontra la nostra filosofia, ma poi se scorri la lista dei vini presentati, incontri per ora solo grosse aziende. Aspettiamo,  per ora il segnale non è incoraggiante”.

Eleonora Guerini – curatrice guida Vini d'Italia Gambero Rosso: “Non ne colgo proprio il senso: questi vini esistevano già, ora semplicemente si chiameranno in un altro modo. Il lavoro grosso da fare sul Chianti Classico è un altro: ridargli l'identità che merita! Riportarlo all'attenzione dei mercati e dei consumatori; non c'è da inventarsi nuove etichette, basterebbe impegnarsi su quelle già esistenti”. 

Aldo Fiordelli  – guida  Ristoranti Espresso: “Credo che l'obiettivo principale della Gran Selezione sia quello di riportare i famosi supertuscan della zona all'interno della denominazione del Gallo Nero. Cosa che sarà naturale per i nomi già famosi (pensiamo a un Flaccianello ad esempio), per altri sarà un percorso più complicato. Nel frattempo credo che possa essere utile per coltivare l'idea del cru e quindi dei diversi terroir del Chianti Classico”. 

Stefen  Maus – Weinwelten: “Per me deve rappresentare il top e bisogna usarla come una chance. Con la Gran Selezione il Chianti Classico ha l'opportunità di parlare una lingua chiarissima, cosa che ad oggi manca. Il filo comune deve essere l'eccellenza del territorio nelle sue diverse espressioni. Se fosse un lancio di agenzia scriverei: “Gran Selezione Chianti Classico, i vini per sfidare il Brunello di Montalcino”.

Giampaolo Gravina – vice curatore Guida Vini Espresso: “Al momento mi dico perplesso, suona come una scorciatoia per comunicare qualcosa che non va nella direzione giusta, ovvero quella di una relazione più stretta tra il vino e i suoi luoghi di origine”. 

Walter Speller – JancisRobinson.com: “Più che una Gran Selezione mi pare una gran confusione! Non  si capisce cosa sia, che peculiarità abbiano i vini, dato che molti di questi erano già esistenti. Da comunicatore mi chiedo, cosa dirò ai miei lettori? Me la presentano come il vertice di una piramide, ma questo vuol dire che i restanti due livelli sono di minore qualità? Non è strategico parlare così di un territorio e si finisce per penalizzarlo anziché valorizzarlo”.

Daniele Cernilli – Doctor Wine: “Per me quella del Chianti Classico era una piramide mozza. Ora è spuntata anche la punta. Gli è stata incollata sopra, un po' si vede l'attaccatura non perfetta, ma tutto sommato è meglio ora”.