Sandro Boscaini, Marilisa Allegrini, Stefano Cesari
Le Famiglie dell'Amarone rompono con il Consorzio di Tutela. L'associazione nata nel 2009 per difendere l'Amarone dalle logiche della massificazione e che riunisce le aziende più importanti e storiche del territorio, denuncia le ultime decisioni sulle modifiche del disciplinare. A far traboccare il vaso la decisione del Consorzio di eliminare il limite imposto alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle, e che ha portato i vertici delle dodici aziende a ritirarsi dal Tavolo di concertazione indetto dal Consorzio. L'annunciò è stato dato in conferenza stampa a Verona, dalla presidente Marilisa Allegrini. “È da tempo in atto uno scempio nei confronti del vino simbolo della Valpolicella e tra qualche giorno è prevista un’ulteriore azione killer, che rischia di tradursi in un vero e proprio colpo di grazia”, ha dichiarato. Le famiglie dell'Amarone hanno definito tali modifiche un “condono tombale”. Il “non ci sto” delle Famiglie dell'Amarone adesso sarà più consistente dopo la modifica del regolamento interno che consente l’ingresso ad altri produttori.
“La verità – ha aggiunto il responsabile del Tavolo di concertazione per le Famiglie dell’Amarone, Sandro Boscaini – è che, nonostante le nostre rivendicazioni, la politica di gestione non tiene più conto delle zone vocate e si adegua solo a minimi parametri di legge, a tutto svantaggio della riconoscibilità di uno dei vini simbolo del made in Italy nel mondo. Ciò che ha determinato la mancanza di progettualità condivisa e la conseguente rottura del tavolo è stata principalmente un’abissale diversità di vedute: la nostra ha un approccio qualitativo basato sula vocazione del vigneto per cui l’Amarone si può produrre solo nei terreni vocati, quella del Consorzio pone obiettivi di quantità, sulla base delle richieste del mercato. Non per nulla negli ultimi 15 anni l’aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l’amarone non è una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro”.
Il 10 maggio le Famiglie dell'Amarone proporranno, come risposta, una delimitazione delle zone produttive. “Riteniamo a questo punto doveroso chiamare a raccolta tutti i produttori di qualità – ha detto il vice presidente dell’Associazione, Stefano Cesari – per ripristinare i valori fondanti della produzione, a scapito di interessi che coionvolgono tutti noi, con la consapevolezza che la posta in palio è molto più importante. Per questo il 10 maggio, nell’assemblea del Consorzio, proporremo l’aggiunta all’articolo 3 dichiarante le delimitazioni delle zone tra classica, doc e Valpantena, di una specifica declaratoria che differenzi la collina dalla pianura. Tale differenziazione è già contenuta nella Carta Angelini del 1998 (“Delimitazione dell’area a più alta vocazione viticola”) ed è a questa che noi intendiamo riferirci”.
Le Famiglie dell'Amarone sono: Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato.