La siccità prolungata e le temperature altissime, che stanno caratterizzando questa estate 2022, rischiano di provocare gravi danni ad ogni settore del comparto agricolo e quindi anche al mondo del vino.
A parlarne è il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, che spiega così quanto sta accadendo su tutto il territorio nazionale: “Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova tutto il settore dell’agricoltura, parlando della viticoltura assistiamo a una stagione veramente anomala e straordinaria. Somiglia a quella del 2003, ma questa è una siccità molto più dura e profonda, alla quale si unisce un altro elemento pericoloso, che sono le alte temperature che, assieme alla siccità, costituiscono un ambiente sicuramente non adatto affinché la vite possa fruttificare nel migliore dei modi”.
“Assistiamo ormai da mesi all’assenza di pioggia, praticamente dall’inverno scorso. In primavera – ricorda il presidente – abbiamo registrato solo delle locali piogge senza grande significato, tanto che hanno la caratteristica di evaporare appena toccano terra. Ma dobbiamo constatare che la vite è una pianta molto resistente, dimostra di sapersi adattare a climi anche un po’ avversi come quello di quest’anno”, sottolinea Cotarella, che ricorda come ci siano “territori che soffrono molto di più e altri meno e questo dipende dalla tipologia del terreno e dall’esposizione geografica dei vigneti e questo fa sì che la disamina non può essere generalizzata a tutto il Paese senza alcun distinguo. Nel complesso fino a oggi la vite ha resistito abbastanza bene”.
Su cosa accadrà ecco cosa spiega il presidente: “Tutto dipenderà da cosa ci attende nei prossimi giorni, quando la pianta richiederà al terreno una quantità di acqua importante, non soltanto per tenere in vita la sua vegetazione, ma anche per alimentare i tanti acini dei grappoli che la vite ha prodotto. Se nell’arco di pochi giorni avremo delle piogge facciamo ancora in tempo a recuperare la stagione, se non dovesse avvenire allora avremo dei problemi”, evidenzia Cotarella. Che spiega ancora: “Se non dovesse piovere assisteremo al fenomeno in cui la pianta richiederà, addirittura ai suoi acini, la poca acqua che era riuscita a dargli. Questa è la peggiore di tutte le previsioni, speriamo che non si verifichi”.
“Cosa serve adesso? Certamente la professionalità di noi enologi, la nostra sapienza, la nostra esperienza – sottolinea con forza il presidente – Non è stato mai il tempo della viticoltura fai da te, meno che mai in questo momento. Il nostro sapere, i nostri percorsi di studio sono fondamentali quantomeno per alleviare questi effetti nefasti del cambiamento climatico. Quindi – sollecita – adoperiamoci e diamo ai produttori tutta la nostra assistenza, perché soltanto noi potremmo in qualche maniera gestire il vigneto in modo tale che non soffra più di tanto per questo cambiamento climatico così straordinariamente negativo e speriamo irripetibile”.