L’Associazione dei viticoltori e dei produttori di vino russi (Avvr) ha chiesto alle autorità di Mosca di aumentare di dieci volte il dazio sull’importazione di vino dai Paesi della Nato, portandolo al 200%.
Una misura che, se adottata, rischierebbe praticamente di azzerare le vendite in Russia dell’Italia, attualmente tra i primi dieci esportatori insieme con Georgia, Francia, Spagna, Portogallo e Paesi baltici. Nei primi dieci mesi del 2023 il valore dell’export italiano del settore è stato di 124,5 milioni di euro, con un aumento del 3,9% sullo stesso periodo del 2022.
Il dazio sulle importazioni dai Paesi “non amici”, tra cui l’Italia, è già stato innalzato la scorsa estate dal 12,5% al 20%, ed è stato seguito da un calo delle esportazioni italiane, che nell’arco dell’intero 2023 hanno subito una contrazione del 7,9%.
La richiesta del nuovo aumento è stata avanzata al governo e alla Duma, la camera bassa del Parlamento, secondo quanto ha detto all’agenzia Ria Novosti Alexei Plotnikov, segretario esecutivo dell’organizzazione di categoria. La mossa è stata motivata con l’esigenza di rafforzare le misure a protezione dei produttori russi.
Tra i maggiori esportatori il Consorzio tutela dell’Asti Docg che fa sapere di essere in attesa avere maggiori esportazioni per decidere come gestire un mercato molto importante, che per la denominazione rappresenta circa il 20% delle esportazioni.