Feudo Arancio taglia il nastro è ottiene la certificazione per un Grillo che sarà venduto in Giappone
Fabio Rizzoli
La bottiglia ancora non c’è. Ma arriverà presto. E sarà il primo vino a fregiarsi del marchio Doc Sicilia.
E’ quello prodotto da Feudo Arancio ed è un Grillo in purezza, proveniente dalla tenuta Villa Albius di Acate, in provincia di Ragusa, lì dove il colosso trentino Mezzacorona ha circa 400 ettari di vigneto. I tecnici di Feudo Arancio hanno chiesto e ottenuto dall’Istituto Vini e Olii di Sicilia la certificazione per oltre 600 ettolitri di vino bianco. Ed è il primo nella storia a vantare la denominazione unica regionale in Sicilia. Sara imbottigliato e partirà alla volta del Giappone.
“Pensavamo che la certificazione non l’avremmo mai avuta per tempo e invece l’entre certificatore è stato efficiente e ha dimostrato disponibilità, a loro va il nostro plauso – dichiara Fabio Rizzoli, ad di Feudo Arancio dopo essere stato per molti anni ai vertici di Mezzacorona -. Avevamo una consegna importante e urgente, tenevamo a darla con la nuova denominazione, è stato l’importatore a richiederla in modo perentorio – racconta -. Voleva il vino con la nuova certificazione già a fine novembre e noi ci siamo attivati per ottenerla. Oramai parecchi Paesi richiedono il vino a marchio Doc Sicilia”. Più che un traguardo il Grillo di Feudo Arancio segna un grande nuovo punto di partenza per tutto il comparto e per il nome Sicilia. “La certificazione collettiva Doc Sicilia porta prestigio alla regione – prosegue Rizzoli -. Certifica la serietà della produzione siciliana e dimostra che quei produttori che la sponsorizzano vogliono sottoporsi a controlli seri, e la Regione li sta facendo sul serio, l’ha presa seriamente”.
In commercio la nuova Doc non porterà grandi variazioni sul prezzo del vino. “Lo aumenteremo solo del tre o quattro per cento – precisa Rizzoli -. La cosa importante da sottolineare è che non ci sarà più una concorrenza sui bassi prezzi. Questo è il grande beneficio che porterà la Doc Sicilia. Se la denominazione funzionerà, certi prezzi e certe quotazioni che a volte svalutavano e deprezzavano il prodotto Sicilia, non ci saranno più. I produttori per assoggettarsi a determinati controlli dovranno affrontare alcuni costi”. Così per il manager la Doc Sicilia potrebbe essere la carta da giocare con cui fare una volta e per tutte davvero sistema. “Sono sicuro – dice – che i produttori si metteranno d’accordo per promuovere e pubblicizzare la notorietà del prodotto Sicilia”.
Altre istanze di certificazione sono all’esame dei tecnici dell’Irvos e della commissione di valutazione. Si tratta di vini bianchi monovarietali provenienti da più parti e tutti, ovviamente, annata 2012 pronti per essere immessi nel mercato dalla prossima primavera. Si attenderà ancora un po’ per la certificazione dei rossi. Il taglio del nastro di Feudo Arancio rende fattivo l’intento del progetto che sta dietro la Doc Sicilia: quello di sostenere la qualità made in Sicily nel mondo. E avere il Giappone come tappa inaugurale di questo ambizioso iter di promozione del vino siciliano è forse quanto mai indicativo, dato che si tratta di uno dei mercati più sensibili al fascino del made in Italy.
C.d.G.